I ponti di Madison County, di Clint Eastwood

Visti e Svisti – la rubrica semiseria ̶d̶i̶ ̶c̶r̶i̶t̶i̶c̶a̶ ̶c̶i̶n̶e̶m̶a̶t̶o̶g̶r̶a̶f̶i̶c̶a̶

a cura di Tiziana Cazzato

 

Come non mai l’autunno, quest’anno, è stato davvero puntuale, almeno qui nel Nord Italia (nel mio Salento la gente continua ad andare al mare, sigh!), dove, da stamattina alle nove, piove come non ci fosse domani. Ok, sto un po’ esagerando perché, a essere sincera, c’è stata una pausa: dev’essere finito il primo tempo e le nuvole sono andate nello spogliatoio a recuperare un po’ di forze e anche, soprattutto, un po’ di acqua. Chissà quando inizierà il secondo tempo e con che forza scenderanno in campo! Non si può nemmeno prevedere quanto durerà, perché potrebbero sempre giocarsi i supplementari o, addirittura, arrivare ai rigori.

E mentre guardo fuori dalla finestra, aspettando che la pioggia conceda un solo attimo di respiro per… (questa volta non ve lo dico quel che dovrei fare: non posso raccontarvi proprio tutto tutto), la mia testa fa un volo pindarico e ripensa a Francesca Johnson. Dai, sapete tutti di chi sto parlando!

i_ponti_di_madison_county_locandinaÈ la casalinga quarantacinquenne, di origini italiane (è nata a Bari) che abita nell’Iowa. In quei pochi giorni in cui il marito e i due figli, Micheal e Carolyn, vanno a una fiera del bestiame, arriva su un camioncino, non solo nella contea di Madison, ma proprio nella sua fattoria, il fotografo del National Geographic, Robert Kincaid. L’uomo deve fotografare i più famosi ponti coperti della contea e Francesca lo accompagna sul ponte di Roseman, non riuscendo a dargli indicazioni precise. Lo avrei fatto anch’io: primo, perché – ve l’ho già raccontato – essendo una che non sa seguire le indicazioni di Google Maps, figuriamoci se sarei in grado di indicare il percorso da fare, soprattutto in un posto dove le strade non hanno nome; e poi, beh… lo devo proprio dire forte e chiaro? Non avrei perso l’occasione di accompagnare quell’uomo così affascinante e di trascorrere con lui un po’ di tempo.

Insomma, Francesca ha vissuto quattro giorni magici, eccezionali che hanno messo in pausa la sua grigia quotidianità per farle scoprire dei mondi molto diversi e lontani dalla sua vista. Quello conosciuto da questo fotografo, giramondo e indipendente, che ha bisogno di tutti ma di nessuno in particolare; che vive con una leggerezza e una libertà davvero sorprendenti per una rassegnata casalinga e madre di famiglia.

E soprattutto quel mondo nascosto dentro di lei, dentro quel corpo di casalinga e madre dimessa e rassegnata che esplode nella sensualità, in una dolce passione e le permette di vivere una breve ma intensa storia d’amore.

Immagino che quasi tutti abbiate visto questo che è annoverato fra i cento migliori film d’amore di tutti i tempi, ma io, comunque, non vi rivelerò altro.

Una storia d’amore semplice, raccontata attraverso le parole, gli sguardi, i gesti e i silenzi. Una storia di emozioni che devono restare racchiuse nei cuori di Francesca e Robert e che non troverebbero mai posto in un luogo dove dominano le regole del rigido moralismo, del rispetto incondizionato delle regole sociali e della famiglia; dove è contemplato il fare sempre e solo la cosa giusta. Per chi?

La narrazione è un lunghissimo flashback attraverso le pagine di tre diari che Francesca affida ai figli, dopo la sua morte, nel bisogno e nel desiderio di farsi conoscere dai suoi bambini, pur consapevole che potrebbe non essere da loro compresa.

Una strepitosa Meryl Streep (candidata come migliore attrice protagonista) in un film diretto e anche interpretato da un inedito Clint Eastwood che, dismessi i panni di cowboy e dell’ispettore Callaghan, si concede un ruolo sentimentale, seppur con anche sfumature di cinismo. Una regia sensibile, elegante per un capolavoro di romanticismo, dove la fotografia mette in risalto la bellezza dei luoghi ma anche la tranquilla quotidianità di vite comuni schiacciate dal caldo di un’estate afosa.

Belle le musiche!

Ho riguardato inaspettatamente, quasi per sbaglio, I ponti di Madison County (1995) non immaginando che mi sarei ancora una volta commossa. L’interpretazione di questi due giganti del cinema internazionale ha sicuramente contribuito a non regalarci un film troppo melenso, a liberare alcune frasi dal sapore di Baci Perugina, però resta comunque il fatto che, nonostante fosse da poco passata la mezzanotte, quella stessa sera, ho preso l’antidoto al diabete e alla carie, guardando un film di Quentin Tarantino, nello specifico Kill Bill: Volume 1. E pensando che potesse non essere sufficiente, la sera dopo mi sono concessa anche la visione di Kill Bill 2.

 

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