L’amore a un passo dalla fine
Le cose di Benni (Rizzoli, 2021)
Recensione di Stefano Bonazzi – 19/04/2021
Davide è amico di Benni dall’infanzia. Davide e Benni passano intere giornate assieme, seduti sul divano, la televisione accesa, guardando e riguardando gli stessi film.
Davide ha bisogno di Benni o forse è il contrario?
Davide la ama o il suo senso di possessione è soltanto un forte istinto di protezione?
Fino a che punto si può spingere un legame senza sfociare nell’ossessione?
Gianmarco Perale, scuola Bellville, allievo di Walter Siti, al suo esordio letterario decide di affrontare una tematica con cui ci siamo scontrati tutti quanti, almeno una volta nella vita: quel sottile e tortuoso confine che separa un’amicizia da un amore.
Davide e Benni sono amici, sono fratello e sorella, sono confidenti, si prendono cura uno dell’altra e viceversa. Per molti anni tutto è andato liscio ma poi la vita ha fatto il suo corso. È arrivata la maturità, la scoperta del sesso, l’università, le frequentazioni e tutta quella valanga di pulsioni che una semplice amicizia difficilmente è in grado di contenere.
Benni oggi è cambiata. Si comporta in modo strano. Si è fatta silenziosa e gli amici fanno di tutto per dissuadere Davide dal frequentarla. Che ci sia qualcosa di sbagliato nella ragazza, lo capiamo fin da subito, dalla prima pagina, quando Benni, senza un’apparente spiegazione, decide di darsi fuoco.
L’autore vuol metterlo in chiaro fin dall’inizio: questo non è thriller, non c’è nessun mistero da svelare se non forse quello della psiche, eppure il romanzo decolla all’istante. La penna di Gianmarco Perale nasce dal teatro ed è proprio da questo universo che il romanzo attinge il suo ritmo primordiale. Pagine e pagine stracolme di dialoghi dai ritmi serrati in cui il testo si svincola dalla zavorra descrittiva per lasciare spazio alle voci (poche) indispensabili a farci entrare fin da subito nel contesto giovanile in cui si muovono i ragazzi.
Tra serate al Sofà e turni al ristorante dove lavora come cameriere, seguiamo il punto di vista di Davide lungo giornate intrise di silenzi e gesti comuni, la telecamera non stacca il punto di vista e se fosse stato un film, io me lo sarei visto bene con un bel punto di vista soggettivo, perché è proprio da lì, dalla testa di Davide, che il narratore vuol farci partire.
Non è un thriller, appunto, ma il modo in cui la vicenda impenna, nulla ha da invidiare alle indagini più serrate. Davide scoprirà che Benni frequenta delle sedute di terapia, ma nessuno degli amici a cui si rivolge sa quale sia il motivo. Benni nel frattempo si fa sempre più taciturna. Si presenta a casa del ragazzo all’improvviso, chiede di rifugiarsi assieme sotto al suo letto, scrive frasi di canzoni di Lucio Dalla sulle doghe del suo letto, sembra confusa eppure non vuole parlarne. Gli indizi si susseguono, complice l’incapacità di Davide di tenersi fuori dagli affari di Benni. Questa sua perseveranza nel voler scoprire cosa sta accadendo alla sua amica lo porterà a scontrarsi con gli amici più fidati, a pedinarla come uno stalker, a violare la privacy delle sue cose e infastidire chiunque le giri attorno in cerca di tracce che possano fornire una qualche spiegazione.
Il confine si fa sempre più sottile e molti sono i momenti in cui siamo portati a credere che forse ci siamo schierati dalla parte sbagliata. E se fosse Davide quello che ha perso la bussola? Fino a che punto il suo desiderio di controllo e possessione non rischia di rivelarsi patologico? Più volte in queste pagine si avverte la sensazione che la situazione stia per collassare. L’autore è abilissimo nel dosare ogni frase, ogni singola reazione: non c’è una parola di troppo, nulla che possa risultare un mero orpello riempitivo. Perale più volte ha dichiarato nelle sue interviste di amare questa forma di “depurazione” del lessico. Il romanzo è pervaso da un minimalismo efficace e convincente, un tributo alla migliore scuola Carveriana che permette all’autore di tratteggiare personaggi semplici ma dall’identità credibile, anche ricorrendo a escamotage narrativi attuali quali il dialogo sms e l’uso della parola “silenzio” per sottolineare i momenti di riflessione dei personaggi.
Le cose di Benni è un romanzo fiume, un’indagine psicologica impossibile da abbandonare una volta iniziata. Una riuscita prova autoriale che trae linfa dalla sua sintesi sottrattiva, rimuovendo tutto il superfluo e sbattendoci a forza nella psiche di un ragazzo in balia di pericolose pulsioni, nel periodo più delicato della sua esistenza.