Intervista a Davide Morresi, fondatore di Read and Play
di Silvia Guberti
Con Davide ci conosciamo ormai da un paio d’anni, complice una piccola diatriba sulla bellezza – o meno – della città di Milano. Mentre ci scambiavamo racconti in lettura e amenità sulla vita moderna, sono venuta a conoscenza del progetto che pian piano stava prendendo forma nella sua testa: un progetto con una forte identità che cura un aspetto, spesso trascurato, della connessione tra arti diverse, in questo caso letteratura e musica. Nel 2019 vede così la luce Read and Play di cui ho il piacere di parlare in questa intervista.
Quando è nato, nella tua testa, Read and Play? La nascita vera, quella ufficiale sappiamo che data al 2019, ma ho la sensazione che ci sia stata una certa gestazione, forse anche inconscia…
Se ragioniamo così, di fatto credo che Read and Play sia nato quando ho iniziato a leggere i primi libri e ad ascoltare i primi dischi. Non ricordo il primo momento in cui ho associato una musica a una lettura, ma ricordo perfettamente che sin da piccolo ricercavo le canzoni che trovavo citate in un libro. Quando ero adolescente, ad esempio, e già divoravo romanzi su romanzi, supplicavo il mio negoziante di dischi di fiducia per aprire il cellophane dei vinili e permettermi di ascoltarli anche senza acquistarli. Ogni sabato pomeriggio, a volte anche durante la settimana, andavo da lui, in un negozio per il corso di Jesi, e gli consegnavo un foglietto con un elenco di canzoni: erano quelle che avevo trovato citate per titolo, cantante o per un estratto del testo, nel libro che stavo leggendo. Le prime volte storceva il muso. Poi si abituò e mi lasciò fare. Sembrava quasi divertito, come se fosse un gioco. In effetti lo era, un gioco. Poi però uno o due dischi a settimana li compravo pure eh! Consumavo un sacco di libri, ma anche un sacco di musica.
La redazione conta persone provenienti da regioni e background molto differenti: sei tu che hai scovato loro o viceversa?
Al momento siamo una ventina da Marche, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Santi Whatsapp e Google Meet che ci permettono di organizzarci nonostante le distanze! Read and Play è un progetto aperto e sta diventando un collettivo, dove ognuno può proporre, fare, disfare, tentare e collaborare a vario titolo. Quello che conta è che il tutto sia condiviso e approvato dal gruppo, e rientri nel macro contenitore tematico dei legami e reciproche influenze tra letteratura e musica.
Comunque… alcuni hanno scovato Read and Play on line, sin dai primi periodi di vita, e si sono avvicinati chiedendo informazioni e annusando un po’, come a testare la serietà del progetto, per poi iniziare a collaborare. L’idea di un crossover tra letteratura e musica sembra essere stimolante e nella testa di tanti. Sono molte le persone che cercano e ascoltano su Spotify o Youtube le canzoni che trovano in un libro.
Altri invece li abbiamo avvicinati, sia io che altri membri del team organizzativo, tra colleghi, amici, persone che per i loro commenti su Facebook o in qualche sito tematico sembravano perfette per questo progetto. Io, personalmente, frequento gruppi di lettura, circoli culturali, iniziative varie di musica, scrittura, teatro. In certi ambienti ci sono tantissime persone curiose, intraprendenti, informate, con conoscenze letterarie e musicali da fare invidia a certi blasonati critici del settore. Allora ogni tanto, quando con qualcuno sento un certo feeling, provo a coinvolgerlo: spiego il progetto, cosa facciamo, le iniziative, gli obiettivi e le idee… e tento: “Ma, tipo… se ti chiedessi di collaborare, con la passione che hai e la tua cultura a riguardo… che ne diresti?”.
Altri ancora si sono avvicinati dopo aver assistito a un nostro spettacolo narrativo – un format che miscela reading, storia della musica e ascolto guidato di canzoni – con il quale stiamo girando per locali, circoli e teatri.
Come decidete i libri da consigliare? Sono letture che incontrate casualmente sulla vostra strada o proposte di autori e case editrici?
Ci sono case editrici che ci propongono le proprie pubblicazioni, spesso in anteprima, con l’obiettivo di avere una recensione nel sito. Allo stesso modo alcuni autori, solitamente di piccole case editrici che non hanno un ufficio stampa strutturato, ci contattano personalmente, proponendoci le proprie opere. Le proposte vengono valutate dalla Redazione e, se c’è qualcosa di interessante, lo mettiamo in lettura.
Poi ci sono i nostri libri, quelli che leggeremmo comunque per pura passione e per inclinazioni personali, che sono variegate e dipendono dai gusti e dall’esperienza di ogni redattore. Quando una lettura ci colpisce, viene quasi naturale elaborarne una colonna sonora e scriverne una recensione.
Da questo duplice processo si genera la varietà dei libri contenuti su www.readandplay.it: autori italiani e stranieri, di nazionalità varie; romanzi contemporanei e altri oramai diventati classici; generi vari, dal romanzo di formazione all’horror, dal giallo al romance, e poi raccolte di racconti, saggi. Tra di noi ci sono scrittori, professori, editor, esperti musicali, appassionati di lettura e scrittura in genere, persone con esperienze e inclinazioni differenti, e questa varietà si può ritrovare anche nei contenuti del sito.
E, di fatto, tra i libri belli, non ce n’è uno migliore di un altro, il punto è che ognuno di noi ha una diversa sensibilità che viene colpita da stili narrativi e generi diversi. Poi, certo, ci sono anche un sacco di libri brutti e scritti malissimo… con il self publishing e l’editoria a pagamento questo aspetto purtroppo sta raggiungendo livelli quasi insopportabili, tanto che diventa sempre più difficile districarsi nel marasma di pubblicazioni esistenti. Tutti di fatto possono scrivere e pubblicare un libro, anche senza valutazione alcuna e con costi più che accessibili, ma questo non significa che tutti siano capaci di scriverlo bene, un libro.
Noi però vi assicuriamo che i libri brutti non ve li proponiamo, quindi potete stare tranquilli.
Quanto conta la musica nell’economia generale di un romanzo? È qualcosa di marginale, per appassionati, o credi che sia fondamentale per tratteggiare un mondo narrativo?
Dipende dal libro e dalle intenzioni dell’autore. Alcuni testi, senza musica, sarebbero tutt’altro, forse nemmeno esisterebbero. Altri invece, seppur siano casi rari, non contengono nemmeno una citazione musicale nel testo. Ma, attenzione, non vuol dire che non abbiano una loro musicalità.
Provo a spiegarmi: alcune opere sono ambientate in situazioni prettamente musicali: in Beautiful music di Michael Zadoorian il protagonista è un tredicenne bullizzato che tramite la musica riesce a superare le difficoltà raggiunge la sua massima consapevolezza in un concerto di Iggy Pop; in Eppure cadiamo felici di Enrico Galiano la protagonista trova la fiducia in sé stessa e il coraggio di agire attraverso le canzoni dei Pink Floyd; in Il negozio di musica di Rachel Joyce si parla di un negoziante di dischi che “ascolta” le persone e riesce così a consigliare la musica giusta per ogni cliente. O, volendo pensare ad autori italiani, in Sto ascoltando dei dischi di Maurizio Blatto (articolo in preparazione, verrà pubblicato a breve), il protagonista è un “vinilista”, cioè un malato mentale che non riesce a vivere senza musica, e tutto il mondo intorno tenta di redimerlo e riportarlo sulla retta via. In casi del genere, la musica non solo è fondamentale, ma è protagonista assoluta, necessaria per la trama. Certi libri di fatto suonano, letteralmente, e sono essi stessi dei dischi.
Ci sono poi romanzi in cui invece la musica non viene di fatto menzionata. È il caso, ad esempio, di Addio fantasmi di Nadia Terranova. Non c’è nessun riferimento musicale, non ci sono citazioni di testi di canzoni, non c’è nemmeno la menzione di suoni o melodie. Il tutto è però funzionale al messaggio del libro, come ci ha spiegato la scrittrice stessa: “In Addio fantasmi la musica non c’è perché Ida per tre quarti del libro ascolta solo una voce: la propria. Vive in una sorta di regime psicologico talebano in cui il canto, la danza, l’apertura non possono esistere.” L’assenza di musica genera un mood di un certo tipo, voluto e ricercato anche tramite la volontaria omissione di qualsiasi riferimento melodico. Questo però non significa che non ci siano musiche legate a quel romanzo. Infatti Nadia ha poi aggiunto: “Tuttavia, ci sono delle canzoni che per me sono connesse al romanzo, perché ne raccontano l’anima”, indicandoci lei stessa i brani con cui costruire la colonna sonora del romanzo.
Read and Play è approdato anche alla radio, che forse è anche la sua naturale collocazione. Puoi raccontarci qualcosa sulla collaborazione con Radio Tlt?
L’unione di musica e letteratura non è una novità. Sono molti gli scrittori che affiancano le proprie presentazioni a un accompagnamento musicale. Così come sono molti i cantautori e compositori che trovano la loro ispirazione da opere letterarie.
La scoperta però della storia nascosta dietro le canzoni a partire dal reading di estratti di romanzo è qualcosa di diverso e nuovo.
Un responsabile di RadioTlt era tra gli spettatori di un nostro reading musicale, a dire il vero si trattava del debutto. Nonostante fossimo tesi e acerbi, è rimasto colpito da come la nostra narrazione riuscisse a mixare musica e letteratura, ascolto guidato di canzoni, presentazione di testi, storia della musica, in un tutto organico e integrato. Così a fine serata ci ha proposto: “Ma se tutta questa roba la portiamo in radio e ne facciamo una trasmissione?” Come si fa a dire di no a una proposta del genere?
Ora siamo in pausa, perché durante il lockdown l’accesso in radio non era possibile, poi è arrivata l’estate, in cui ci saremmo fermati comunque, e in queste settimane ci stiamo riorganizzando e stiamo lavorando alle nuove puntate. Puntiamo a ottobre per riprendere con le registrazioni.
Cosa dobbiamo aspettarci dopo la radio? Avete nuove collaborazioni in vista?
Di collaborazioni ce ne sono molte, così come molte sono le iniziative in corso d’opera e in progettazione.
Oltre a riprendere con le trasmissioni in radio, stiamo lavorando a un canale podcast dove parleremo di libri, delle musiche che contengono e concorrono a farli diventare ottimi libri, e delle varie connessioni esistenti tra letteratura e musica. Stiamo scrivendo i testi e definendo gli aspetti tecnici.
È in progettazione anche un canale youtube dove si potranno trovare video recensioni e pillole informative su musica e letteratura.
Da luglio è ripartita la collaborazione con il Vox Live Club di Jesi (AN), un locale che punta molto sulla cultura… ce ne fossero di locali del genere! Noi curiamo varie serate letterarie: reading musicali, presentazioni di libri, spettacoli teatrali.
Stiamo riprendendo varie collaborazioni con altri locali, che si erano arenate per ovvi motivi, e sviluppando nuovi contatti con locali, associazioni, comuni… il format letterario / musicale sembra funzionare, la gente che assiste rimane colpita dalla struttura e dai contenuti, poi ne parla con gli amici, qualcuno allora viene ad ascoltarci, e ne riparla… sai come vanno queste cose… e insomma ora stanno arrivando richieste sempre più numerose. Probabilmente il fatto che si tratta di uno spettacolo che si rivolge a piccole platee, solitamente sedute, in questo periodo aiuta. Perché per un locale, in vista della stagione fredda in arrivo, sarà più facile rispettare le normative attuali con un reading musicale piuttosto che con un concerto o una serata con dj.
Poi c’è il progetto di un festival Read and Play… In collaborazione con altre associazioni culturali (musicali, artistiche, sportive) abbiamo sviluppato un programma di due giorni che parte da letteratura e musica e coinvolge varie altre arti: fotografia, pittura, danza, teatro. Il progetto è pronto e stiamo ricercando una location adatta. Certo è che il periodo probabilmente ci farà procedere con molta lentezza, ma siamo fiduciosi.
Tre libri e tre canzoni che meglio rappresentano il progetto Read and Play.
Tre libri:
- Alta fedeltà di Nick Hornby, perché è un pioniere del genere “musicale” (se così può essere definito): il protagonista è un negoziante di dischi e scopre sé stesso solo attraverso il potere salvifico della musica;
- Anni luce di Andrea Pomella, perché è un libro in cui letteratura e musica si prendono a braccetto e vivono solo specchiandosi una nell’altra – il protagonista vive un processo di formazione in totale parallelismo con la storia di Eddie Vedder e dei Pearl Jam nei primi anni della loro carriera –, e perché è il fulcro del nostro primo reading musicale;
- La versione di Barney di Mordecai Richler, perché è stata la prima colonna sonora di un romanzo creata per Read and Play, e poi perché è uno dei libri scritti meglio in assoluto.
Tre canzoni:
- Lacio Drom dei Litfiba, perché è un inno alla vita, al viaggiare, al non arrendersi mai, al cercare senza fine e al cambiamento continuo, proprio quello che Read and Play vuole essere;
- Spingere dei Ministri, perché ogni strofa inizia con “a dire il vero io volevo solo stare bene” e la musica e i libri, il fulcro di Read and Play, sono gli elementi che ci fanno stare bene;
- Hemingway dei Negrita, perché è un inno alla potenza della letteratura, in questo caso con preciso riferimento alle opere dello scrittore americano.
Quando si fa un’intervista si finisce spesso per deludere l’intervistato non chiedendogli qualcosa che a lui preme, quindi: fatti una domanda e datti una risposta.
Ahahah mi prendi alla sprovvista! In realtà non so proprio cosa auto-domandarmi. Già che qualcuno mi chieda di parlare di Read and Play mi riempie di orgoglio e di felicità. Vuol dire che questo progetto si sta muovendo e si sta facendo notare. Ma a ogni domanda va data una risposta, giusto? Funziona così solitamente nelle interviste. E allora mi chiedo: come vedi Read and Play tra 5 anni?
Risposta: grazie Silvia per questa domanda! Non me l’aspettavo proprio, questa sì che è un’oooottima domanda… mmm fammi riflettere.
Ecco, ci sono: vedo un’Associazione Culturale, vera e avviata. Vedo il Festival Read and Play che viene organizzato con cadenza annuale, magari itinerante, con ospiti importanti del mondo della letteratura e della musica. E vedo un collettivo che lavora con passione, si incazza, litiga, fa pace, sviluppa progetti culturali, un collettivo vivo e affiatato che si stringe intorno a una passione comune: l’amore per letteratura e musica. Ma questo in fondo si sta già formando. Allora diciamo che lo vedo più grande, ecco.
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