Intervista a Lorenzo Ghetti, del progetto APRI
Oggi vi porto in un mondo che profuma ancora di carta, inchiostri, colla… un immaginario vagamente vintage in cui il tattile e il materico si fanno base e cornice per accogliere racconti di finzione, autoconclusivi e in forma epistolare, che arrivano per posta, ogni mese, agli abbonati. Dentro alla busta, oltre alla lettera, anche fotografie, cartoline, biglietti: elementi che non sono pura decorazione ma fanno parte della storia. Ciascun numero avrà un singolo autore o una singola autrice — tra i nomi più interessanti del fumetto e della narrativa italiana — e ogni lettera sarà completamente differente dalle altre per genere, atmosfera, stile, epoca.
Stuzzicante, no?
Li ho conosciuti attraverso un’intervista in podcast poi mi sono fiondato sulla loro pagina Instagram e oggi ho il piacere di poter parlare assieme a uno dei soci fondatori alla base del progetto Apri, Lorenzo Ghetti.
Ciao Lorenzo, innanzitutto complimenti per la meravigliosa idea. In un’epoca immateriale e frenetica come la nostra, APRI è una boccata d’aria fresca. Com’è nata l’idea del progetto?
Dalla voglia di mescolare forma e contenuto. Ho sempre amato le storie che sfruttano i contenitori che le raccontano, che giocano così tanto con il linguaggio da diventare più grandi del puro testo. Volevo far nascere un progetto che raccontasse storie e le consegnasse direttamente a lettori e lettrici, senza intermediari, e cosa c’è più diretto e potente di una lettera? Noi della redazione di APRI abbiamo sempre amato i paratesti dell’editoria: font, carta, immagini e copertina danno un valore aggiunto a quello che raccontano, e lavorare su racconti epistolari ci sembrava il parco giochi perfetto per sbizzarrirci.
Ho visto che ogni edizione ha un confezionamento e una realizzazione molto artigianale e personalizzata, come decidete quale sarà la caratterizzazione dell’involucro che accompagnerà ogni racconto?
Tutto parte dall’autore o dall’autrice, dalla storia che vuole raccontare. Una volta creato il personaggio che scrive la lettera, iniziamo a riflettere: con che calligrafia scriverà? Che carta usa, ha delle buste sue o le compra? È una persona precisa o fa degli errori? Cosa vorrà allegare alla lettera che sta inviando? La Redazione e l’autrice/autore ragiona su tutte le componenti, per rendere il racconto il più reale e tangibile possibile.
Timbri, colla, forbici, cartoline, pastelli, evidenziatori… come funziona il processo di creazione e quanto tempo impiegate (in media) per il confezionamento di ogni busta?
Una volta mandati in stampa tutti i pezzi vengono raccolti (tagliati, se necessario) e “rovinati”, se la lettera lo richiede. Spiegazziamo, bagniamo e strappiamo in base al racconto. Poi inseriamo ogni elemento nelle buste, pronte da spedire. Il solo assemblaggio di un numero di APRI richiede 2-3 giorni di lavoro.
Che criterio utilizzate per la selezione degli scrittori?
L’editor del progetto, Marzia Grillo, ha contattato scrittrici e scrittori che pensava si sarebbero divertite/i con l’idea di APRI: non solo scrivere un racconto, ma ideare un contenitore ad hoc, in cui niente è lasciato al caso e anche piccoli dettagli aiutano a raccontare la storia. Siamo davvero contentissime/i dell’entusiasmo che stiamo raccogliendo da parte dei e delle partecipanti, ogni nuova idea apre una porta su tutto un mondo di possibilità epistolari.
Quali sono i costi e le possibilità di abbonamento al vostro progetto?
Sul nostro sito è possibile abbonarsi scegliendo tra tre formule: 3 mesi (10 € a lettera, 30 € in tutto), 6 mesi (9 € a lettera, 54 €) e 12 mesi (8€ a lettera, 96 €).
E ora una curiosità personale: sul vostro sito ho visto che la sede dell’associazione è a Bologna, città che ospita anche un meraviglioso mercatino dell’antiquariato in piazzetta Santo Stefano, posso chiedervi se qualcuna delle cartoline o delle stampe che utilizzate per le grafiche che accompagnano racconti per caso provengono da lì?
Siamo tutti/e grandi frequentatori di mercatini dell’usato, ma la maggior parte degli spunti per foto, cartoline e grafiche vengono dai nostri archivi familiari, dai numerosi pacchi di lettere e cartoline di cui ognuna delle nostre case è piena!
Grazie!
Stefano Bonazzi