recensione di Graziano Gala

Antonio Scialpi: con colpevole ritardo

 

foto-antonio-scialpiIl problema, a volte, è nella nascita, non solo intesa come venuta e come concretizzazione dell’Io, ma inquadrata come prosecuzione di una serie di legami e compromessi lunghi che intrecciano il singolo a un nucleo dal quale la fuga sembra impossibile. carne_incognita_coverIn Carne incognita (Edizioni Ensemble) Scialpi indaga – e bene – quei mali di cui il corpo è continua mappa entro un’ottica lacerante che richiama alla culla e alla tomba in un parallelismo continuo e difficilmente scindibile. Da qui riparto: provo a rifarmi dallo scarto – è cosciente Scialpi, nella creazione delle sue figure, di un difetto, di un intoppo iniziale, di una macchia che viene continuamente osservata e che porta come radice alle origini dello sbaglio ragionando su famiglie pericolanti e colpevoli in cui la presenza maschile è ombra che sbiadisce sui muri e quella femminile diventa squarcio e taglio volto a non far richiudere la ferita, a ricordare al figlio che lui resta prova perfetta di menzogna, di corruzione provata e respirante. Nessun appiglio, se non la necessità di espiare e soffocare un propagarsi del dolore: ma non darò stirpe, si legge altrove. La narrazione si consuma a fil di luce in una nenia ripetuta a se stessi e ai fantasmi circostanti per ricordarsi come non morire in un’ottica che vede il reo insieme come antidoto e veleno. Sono rimasto molto colpito dalla scrittura di Scialpi, capace di trovare una sua direzione a dispetto della lezione di figure più grandi (pure evidente in richiamo a una figura nodale della poesia contemporanea come Giovagnoli), volto a portare la penna fino a dove inizia a far male al corpo, capace di tenerla ben in piedi suturando la ferita e lasciandola riaprire quando necessario. Questo libro è stato per molto tempo sul mio comodino, consultato a tappe e occasioni. Ho capito con i mesi il perché: volevo tenerlo vicino.

 

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