Una perfetta geometria
di Giorgio Serafini Prosperi
Quando leggo un nuovo libro ho l’abitudine di munirmi di una matita per segnare i punti salienti, le frasi che apprezzo particolarmente così come ciò che mi convince poco. È l’unico modo in cui sento di avere sufficienti elementi per scrivere una recensione certamente personale, ma comunque onesta.
Prendendo in mano il romanzo di Giorgio Serafini Prosperi ho fatto naturalmente la stessa cosa. Con esiti tuttavia inattesi.
“Una perfetta geometria”, questo il titolo del Giallo di Prosperi, racconta le avventure, tutt’altro che fantasiose in quanto molto italiane, di Adriano Panatta, ex commissario che ha visto la propria carriera rovinata da impulsi e passioni ai quali non è riuscito a sottrarsi in tempo, e per questo condannato ad una vita dietro la scrivania di un ufficio. Tuttavia tra il lavoro all’Ufficio Tributi del Ministero e le sedute di terapia di gruppo per il controllo del peso Adriano ha trovato una routine consolatoria, una sorta di equilibrio. O almeno così sembra.
Dal passato del protagonista infatti riemerge una figura quanto mai ingombrate, quella di Olivia, vecchia fiamma che ha completamente stravolto la vita di Adriano, determinandone gli esiti. Olivia lo contatta per chiedere il suo aiuto in un caso tutt’altro che ufficiale e all’apparenza quasi banale. Adriano si trova invece invischiato senza preavviso in un’indagine estremamente delicata: per arrivare alla verità deve infatti scardinare le resistenze di una upper class che ha tutto l’interesse nel mantenere i propri scheletri chiusi a doppia mandata nelle cassette di sicurezza delle proprie belle ville.
La storia si dipana in una Roma che possiamo quasi respirare, viva di suoni ed odori tipici, palpitante sotto le scarpe dei personaggi che di volta in volta calpestano la sua scena. E Adriano Panatta è l’emblema di una romanità che non è solo “caciarona”, ma sa essere anche romantica, di un romanticismo “de core”. Perché Adriano è l’eroe romantico per eccellenza, un essere umano che deve fronteggiare i suoi demoni e le sue insicurezze, ma che non si arrende alla sconfitta. Il protagonista è troppo umano per non essere il frutto dell’umanità stessa dell’autore e possiede quel fatal flow che lo rende inevitabilmente uno di noi.
La matita alla fine non sono riuscita ad usarla.”Una perfetta geometria” è un romanzo che non ammette tempi morti, neanche quelli che avrei dovuto impiegare nell’atto di sottolineare.