Esce oggi nelle librerie il terzo volume edito dalla neonata Biplane edizioni, casa editrice che abbiamo intervistato agli esordi qui. Si tratta del primo libro di autore straniero e di una scelta coraggiosa, che si inquadra nel dibattito (attualissimo) su un tema che divide, quello dell’eutanasia. È di appena due settimane fa, infatti, la storica pronuncia dei giudici della Corte Costituzionale sul caso di Marco Cappato, dell’Associazione Luca Coscioni, che rischiava fino a 12 anni di carcere per aver accompagnato Fabiano Antoniani, meglio noto come Dj Fabo, in una clinica svizzera per praticare l’eutanasia, ossia il diritto a porre termine alle proprie sofferenze. Dj Fabo era infatti rimasto vittima di un incidente che lo aveva reso tetraplegico e completamente cieco, e aveva chiesto negli anni a più riprese che gli fosse risparmiato il dolore di essere prigioniero di un corpo che non era più il suo da tempo ormai. In Italia, purtroppo, non esiste ancora una legge che regolamenti questa delicata materia, anche se dai recenti sondaggi il 93% degli italiani la reclama a gran voce.
Ma torniamo a La via più facile, terzo romanzo di Steven Amsterdam, newyorkese trapiantato in Australia, vincitore nel 2009 del prestigioso premio The Age Book of the Year, con il suo Things we did’t see coming, inedito in Italia.
La trama
Evan è un infermiere. Lavora in un reparto che porta avanti un programma di accompagnamento dei malati terminali verso la “dolce morte”. Osservatore dapprima, si trova improvvisamente, a causa di una defezione, a svolgere il ruolo di assistente, un ruolo che ha visto ricoprire decine di volte, ma a cui forse non è preparato.
“Dato che, lo sanno tutti, i suicidi sono come i fiocchi di neve, tutti diversi, le mie reazioni non potevano certo funzionare come direttive. Il loro vero scopo è di dimostrare al Reparto Gestionale (sesto piano, ala C) che un bicchierino di pentobarbital, corredato di sufficiente sostegno psicosociale e gestione del lutto come indicato, non solo può trovarsi più in linea con i desideri di un paziente e della sua famiglia, ma è anche più economico di un paziente che, contro la propria volontà e comodità, occupa un letto d’ospedale e succhia morfina e risorse infermieristiche per tre mesi in più, di atroce sofferenza. Alcuni ospedali hanno già dimostrato quanto questo sia vero con un fattore di approssimazione all’incirca di una nuova macchina per le risonanze ogni tre mesi. Ma di nuovo non è questo a rendere appetibile la procedura.”
Le regole di ingaggio sono chiare: il paziente deve essere cosciente, deve seguire un inter ridondante in cui, più volte e fino all’ultimo, manifesta la sua chiara volontà di voler porre termine alla propria esistenza. E deve assumere il pentobarbital da solo, ovviamente, nessun aiuto può essere prestato dall’assistente dopo aver porto al paziente il bicchierinoche contiene l’agognato veleno.
E se il paziente, manifestando lucidamente tutta la propria volontà di morire non riuscisse, per deficit fisici, a compiere quell’ultimo atto da solo? La legge è tassativa, la procedura non può essere portata a termine. Eppure Evan sente che non è giusto, che forse qualcosa in più può essere fatto. Le cose si complicano quando la madre di Evan, affetta di Parkinson e ricoverata in una clinica, si aggrava. Allora capire qual è la via giusta da seguire diventa molto, molto difficile.
Molto più che eutanasia
La via più facile è molto più di un romanzo che parla di eutanasia; Steven Amsterdam non perora cause, non indica strade da seguire, ma analizza con una delicatezza disarmante il rapporto dell’uomo con la malattia e con gli affetti. Non ci sono scorciatoie. Evan è costretto a guardare in faccia le proprie paure e a fare i conti con la propria morale, nel tentativo di dare un senso, un ordine, a uno degli aspetti più mistici e misteriosi dell’intera esistenza: la morte.
La scrittura di Amsterdam esprime una sensibilità assoluta per le vicende umane: i personaggi del romanzo, tra ricerca di indipendenza e bisogno di aiuto, si trovano a fare i conti con l’interdipendenza e l’impossibilità di fare tutto da soli; l’altro, nelle sue più varie declinazioni, diventa il supporto necessario a prendere decisioni e a subirne il peso.
Un libro denso eppure lieve, le cui pagine scorrono fin troppo veloci. Un inno alla vita, alla dignità e all’amore.
Potete acquistarlo qui.
Steven Amsterdam, La via più facile
Biplane edizioni, 390 pagine
Prezzo di copertina 16,00 euro