Angelo Biasella
Angelo Biasella

Nella ricerca di nuovi libri da leggere, di voci diverse, che sappiano distinguersi e farsi riconoscere, mi sono imbattuta in alcune pubblicazioni curate da una giovane e indipendente casa editrice e ho così soddisfatto la mia, la nostra curiosità di conoscere meglio la realtà a cui Angelo Biasella ha dato vita nel 2008 a Castel di Sangro. 

Dalle cime degli Appennini, in un periferico angolo lontano dal cuore del mondo editoriale italiano, inizia a scorrere, come la freschezza di un fiume, un sogno nato dalla passione di due soci/cugini. Da un piccolo centro alle porte del Parco Nazionale di Abruzzo e Molise inizia il viaggio di diffusione di una letteratura nuova, inattesa, che altera e destabilizza. E sul volto dell’editoria italiana compare un NEO. un elemento nuovo, un simbolo di fascino e bellezza che si insinua nell’epidermide della cultura e della società cercando e offrendo il coraggio di voci e sguardi inattesi. 

Nel 2008 spunta il NEO del mondo editoriale. Come inizia (e con quali idee e progetti) il sogno  di alcuni “partigiani della cultura”, come vi ha definiti un giornalista, che decidono di fondare nel cuore del crinale appenninico una casa editrice?

Io e il mio socio/cugino Francesco Coscioni eravamo reduci da lavori che non ci soddisfacevano. La letteratura era una passione di entrambi. Allora, sfoderato il coraggio dei tempi migliori, abbiamo deciso di fare il grande passo. L’idea alla base del progetto era di pubblicare libri che avessero nerbo. La cautela del panorama letterario italiano ci intristisce e cerchiamo ogni volta di trovare voci capaci di dargli una scossa. A volte ci riusciamo; altre meno. La tensione che caratterizza il nostro lavoro, però, è rimasta quella degli albori. 

Dal primo libro (di cui le chiediamo di ricordare titolo e autore)  pubblicato dalla vostra case editrice, sono passati undici anni. Com’è cambiata NEO, in questo arco di tempo? E il modo di essere editori?

E morirono tutti felici e contenti, il nostro primo titolo, è un’antologia di fiabe mutate. Diciotto autori per altrettante rivisitazioni. Una raccolta che usammo soprattutto per fare scouting ma che, ancora oggi, dimostra di avere una forza sorprendente e un certo appeal per il tipo di lettori che cerchiamo. Da allora, oltre ai capelli bianchi e un eccesso di adipe nella zona addominale, abbiamo acquisito una maggiore condiscendenza. Se prima andavamo per la nostra strada senza curarci minimamente di ciò che ci circondava, ora sbirciamo intorno e prendiamo decisioni un tantino meno radicali. Fermo restando che abbiamo gusti ben delineati e che sulla qualità non transigiamo.   

Cercate, cito dal vostro sito,  lettori viscerali, consapevoli, irriverenti, curiosi, dissacratori. Cosa trovano i lettori nelle pubblicazioni  NEO e cosa invece potranno trovare nell’immediato futuro di questa bella realtà editoriale?

Chi si approccia ai nostri libri trova lo scarto, la spericolatezza, lo stupore, la novità, il coraggio, la sfrontatezza. In alcuni casi, il nocumento e l’aberrazione ma mai ‒ mai ‒ la sperimentazione pura. Ci piacciono i contenuti forti ma manteniamo una totale predilezione per una forma narrativa piuttosto classica. La potenza è nulla senza controllo. 

Da qui a dieci anni, speriamo di mantenere la stessa perseveranza nel portare avanti il nostro discorso. Crediamo ci sia bisogno, in Italia, di editori che non tremano davanti al mancato break even point. 

A chi coltiva il sogno di scrittore quali consigli darebbe?  E se un autore volesse presentare la sua opera alla sua casa editrice, quali caratteristiche deve avere un  manoscritto per diventare un libro NEO?

Un autore deve necessariamente trovare la sua voce. Se scrivi bene come Philip Roth, sarai sempre uno che scrive come Philip Roth. Se hai il tuo stile, il tuo immaginario, la tua personale visione delle cose (e sai renderla credibile), sei unico… e quindi, almeno per noi, necessario. Il nostro prossimo autore è, ogni volta, quello che ci coglie impreparati davanti alla sua opera.  

Nel ricchissimo panorama della letteratura nazionale e internazionale quali libri le sarebbe piaciuto pubblicare e perché?

A me piacciono i libri che interrano paletti. Quelli dopo i quali la letteratura di riferimento è legittimata a prendere altre strade, diverse da quelle percorse fino a quel momento. In quest’ottica, avrei voluto pubblicare:

Storie di una vita sepolta di Charles Bukowski, perché il vecchio Hank ha inventato un nuovo modo di amare. E quel libro, a mio parere, è la cosa più bella che ha scritto. 

Le particelle elementari, perché Houellebecq ha saputo dare al cinismo e all’odio verso il mondo una connotazione umana. Cortocircuito che nessuno prima di lui aveva fatto in maniera così condivisibile. 

La carne di Cristò Chiapparino pubblicato nel 2015 da Intermezzi Editore, perché coi suoi zombie mansueti e l’altissimo livello della scrittura ha reinventato il genere horror.  

La Bibbia, perché, anche se non proprio ferratissimo a livello di forma, è un libro universale. Probabilmente, nel 2019, ancora il miglior fantasy in circolazione.

L’ultima domanda ad Angelo Biasella lettore. Quali letture predilige? E se le chiedessi di scegliere un libro per ogni stagione, quali proporrebbe ai lettori?

In parte, ho risposto alla domanda precedente. Mi piace leggere cose che mi spiazzano. Per quanto riguarda le stagioni, seguo il mio mood. Per me, la primavera è la stagione della follia. Allora consiglio Woobinda di Aldo Nove. L’estate è un periodo spensierato, o almeno così dovrebbe essere. Ottima occasione per approcciare un romanzo divertente come Full of life di John Fante. In autunno, solitamente cado in depressione. Ecco che mi serve qualcosa per sguazzare nell’autocommiserazione. Lettere a nessuno di Antonio Moresco mi ha aiutato a non sentirmi solo e a risalire la china. L’inverno tutto è concesso. Io, mentre guardo la neve cadere, ho bisogno di opere incommensurabili. Libri in cui ti immergi completamente e da cui riaffiori un mese dopo, stordito e appagato. Grande nudo di Gianni Tetti è un romanzo corale, esploso, torrenziale, un viaggio allucinato nei recessi dell’animo umano,  una metafora di tutti i mali del mondo. Sì, lo abbiamo pubblicato noi, ma, per una volta, mi espongo con cognizione di causa. 

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