Uno spazio minimo
di Rosalia Messina
Una bambina troppo silenziosa
La nostra storia ha inizio nel settembre 1963: Angelica è una bambina difficile; difficile da capire, difficile da amare persino, della cui presenza è difficile godere a causa della salute cagionevole e di una serie di comportamenti sconvenienti, imbarazzanti, che la rendono “strana”. Strana per chi? Certamente per Pietro e Maria, i genitori, che considerano il disturbo di Angelica qualcosa di indicibile, a cui di fatto è negato un nome per paura che il nome porti con sé e concretizzi la patologia. È per questo che in casa Alabiso, questo il cognome di Angelica, si decide ad un certo punto di tacere per cercare di combattere ossimoricamente il silenzio. Come si cresce quando si è considerati un accidente della sorte? Quando si ha bisogno di un’approvazione che tarda ad arrivare e di cui, infine, si perdono le speranze?
Una voce, tante voci
Uno spazio minimo
La scrittura
“Uno spazio minimo” si legge da solo. La scrittura di Rosalia Messina è matura, piena senza perderne in fluidità, tant’è che anche nei punti più forti del romanzo, che sorprendono il lettore come un pugno nello stomaco per le affinità con la propria esistenza, le pagine scorrono senza mai un intoppo. Un lavoro senza una sbavatura.
Edito da: Melville Edizioni