Un racconto inedito di Matteo Zolla
Sono stato meglio, ma non ricordo quando.
Provo a pensarci a fondo mentre fumo la mia sigaretta sdraiato accanto a… Pamela? Jessica? Come diavolo si chiama? Abbiamo appena fatto del sano e piacevolissimo sesso, almeno così è parso a me, poi magari dall’altra parte è stato divertente come il funerale della nonna, ma mi è sembrato di percepire un certo appagamento anche da parte sua.
Lei ora russa mentre io fisso il soffitto della sua camera sforzandomi di ricordare il suo nome, disturbato da questo incessante e fastidiosissimo difetto altrui che proprio non riesco a tollerare.
Mi domando come sia potuto finire in questo minuscolo monolocale accanto a questa sconosciuta e mi sento completamente svuotato e arido.
Eppure, tutto è iniziato in maniera assai buffa poche ore fa…
Sono in un bar del centro molto elegante, che hanno aperto da poco; il classico locale in cui ti portano cocktail fosforescenti, quelli adatti a pubblicizzare gli evidenziatori, con ingredienti come il sale blu del Kazakistan raccolto da norvegesi bendati o il gin migliore di tutto il Sud-est asiatico, ricavato da bacche che si trovano esclusivamente nelle grotte di un’isola disabitata a duecento miglia dalla costa, raggiungibile solo a nuoto accompagnati da sub professionisti.
Mentre sorseggio il mio Jack qualcosa o Harry chissà, perché ovviamente oltre a essere imbevibili hanno anche nomi improbabili, davanti alla vetrata principale passa questa creatura meravigliosa con un cappotto rosso, boccoli biondi e un’eleganza straordinaria. Non vedevo camminare una donna con tanta femminilità dalla caduta dell’Impero Romano. Ha davvero un’andatura ipnotica.
Non arrivo nemmeno al terzo sorso, pago lasciando addirittura la mancia, recupero la mia giacca e inizio a seguirla tenendomi a una giusta distanza, non troppo vicino per essere etichettato come un maniaco e prendermi una bella denuncia da esporre in un quadretto appeso in salotto, ma nemmeno troppo lontano, per evitare di perderla.
Finalmente si ferma davanti a una vetrina, mi blocco e fingo di telefonare; lei spinge la porta d’ingresso ed entra proprio lì, in una libreria. Perfetto. Perfetto un cazzo! Io che mi stufo a leggere i centoquaranta caratteri di un tweet. Ormai sono qui e non posso fuggire come un codardo, e anche se ci provassi il mio ego me lo impedirebbe. Non sarò comunque io a contribuire al disboscamento della foresta amazzonica. Le foreste sono fondamentali, altrimenti dove occulterebbero i cadaveri nei film polizieschi?
Quando entro, la cassiera mi saluta dandomi un caloroso benvenuto. Ricambio con aria amichevole, come se entrassi in questo posto ogni giorno e fingo addirittura di essere a mio agio, proprio come un cliente abituale.
Eccola. La vedo mentre sfiora con estrema cura le copertine di alcuni libri, indecisa su quale faccia al caso suo.
Per un attimo incrocia il mio sguardo, occhi celesti, celesti come il cielo limpido in piena estate quando sei in spiaggia, hai il mare di fronte e ti senti felice. Diventa difficile provare a fissare un altro punto, quindi abbozzo un sorriso, ma lei si volta immediatamente tornando a studiare la sezione “saggistica”. Allunga la mano destra afferra un volume; inizia a sfogliarlo soffermandosi sul retro. L’unica azione che mi sembra sensata per avvicinarla è imitare il suo approccio, così prendo il primo testo che trovo e simulo uno studio approfondito proprio come farebbe un fottutissimo lettore vorace quando incappa nell’ultima fatica del suo scrittore preferito.
Questa volta ha scelto davvero, lo capisco dall’ingordigia con cui salta da una pagina all’altra. Da questa distanza però non riesco a capire chi sia ‘autore che ha colpito la sua attenzione e che sta sdraiato beatamente tra i suoi pensieri in questo preciso istante, così rimetto al suo posto il manuale per cui avevo finto interesse pochi secondi prima e mi dirigo verso di lei.
«Se ha bisogno d’aiuto chieda pure» è di nuovo la commessa a interrompere il flusso delle mie fantasie peccaminose.
Ringrazio rispondendo che me la caverò in maniera autonoma e poi un po’ di creanza, per la miseria. Io sto inseguendo un dono del cielo inviato sulla terra solo per me e la signorina mi assilla cercando di farmi acquistare inutili tonnellate di carta scarabocchiate da qualche svitato paranoico con un debole per il vino?
Supero agilmente la sezione “gialli”, poi “psicologia”, “filosofia/teatro” no dai, non può esserci tutto questo materiale per “filosofia/teatro”, ma è pur vero che se i libri della categoria sono parcheggiati in bella mostra qui deduco che nessuno li acquisti e di conseguenza li legga. Naturalmente è l’unica zona vuota dell’intera libreria dalla quale anche il sottoscritto ormai si è allontanato di sghimbescio verso l’angelo biondo che ha catturato il suo cuore poco fa e che ora ha tra le mani questo dannato libro di cui non riesco a leggere… Egidio Carotidi. Vai! Trovato! Estraggo il cellulare dalla tasca dei pantaloni e cerco su -Internet ogni possibile notizia che possa riguardarlo da vicino, compresi pubblicazioni e titoli di tutti i suoi capolavori.
Ma guarda un po’ quante fesserie inutili, melense e poco credibili ci rifila il nostro bel dongiovanni, mago dei romanzi e delle vendite. Sembra che l’intera popolazione femminile penda dalle sue labbra, dalle sciocchezze che ha nella mente e successivamente butta su carta; presentazioni in tutto il paese, idolatrato sui Social, raggiunge la fama sul Web grazie alla continua condivisione delle sue frasi a effetto, che hanno fatto innamorare milioni di donne pronte a fuggire dall’altra parte del mondo insieme a lui e bla bla bla.
Mentre proseguo con le mie accurate ricerche lo sguardo torna sempre a lei ormai immersa tra le pagine piene zeppe di banalità di questo guru del romanzo rosa. Continuo a leggere, rifletto, mi blocco, inorridisco. Ripeto queste operazioni più e più volte fino a quando non mi stanco e decido di saperne abbastanza.
Devo comunque dire che è un discreto adulatore e ciò che lo differenzia dalla maggior parte di noi maschietti è la capacità di chiederla con garbo e signorilità. Direi che forse dovrei imparare qualcosa da lui, così decido di eugeniocarotidizzarmi per l’occasione.
Mi schiarisco la voce, controllo l’alito e mi sposto a pochi centimetri dalla ragazza.Prendo una copia dello stesso volume che ha tra le mani e simulo un’immensa gioia seguita da un bisbiglio, con un tono di voce leggero, giusto per farle sentire le parole: “Era ora!”.
Lei, cercando di non farsi notare, sposta leggermente lo sguardo nella mia direzione. Vede ciò che stringo al petto come fosse oro nel mio corpo ei suoi occhi magicamente cambiano espressione, neanche avesse visto un santo; ora in essi c’è una nuova luce.
Ottimo lavoro, amico penso tra me. I successivi istanti sono la logica conseguenza di quell’incontro tanto programmato da parte mia quanto insperato per lei. Mi avvicino ancor di più con la sicurezza di chi ha in tasca il biglietto d’oro per entrare nella fabbrica di Willy Wonka e con la certezza di come andrà a finire la serata. Le sue guance arrossiscono e diventano dello stesso colore del cappotto mentre io esordisco tessendo le lodi di quello che è sicuramente il suo scrittore preferito. Le faccio i complimenti per i suoi gusti in fatto di letture e aggiungo anche un paio di informazioni sulla vita del nostro amico comune, naturalmente tutte fresche di giornata, avendole lette pochi minuti prima. Decido inoltre di citare un altro paio di titoli del suo passato confessando mi abbiano cambiato la vita, dopodiché, molto garbatamente mi presento e la signorina fa altrettanto ma Dio solo sa quale sia il nome di questo zuccherino biondo.
La naturalezza con la quale svolgono gli eventi successivi è disarmante al punto che sembra davvero troppo facile raccontare e, a tratti, addirittura inventare quattro storielle su un personaggio a me sconosciuto fino a poche ore prima.
Ora però mi ritrovo nudo accanto a questa donna e, scavando in profondità, mi rendo conto che lo stesso discorso vale anche per lei. Non conosco nulla che la riguardi: chi sia, quanti anni abbia, cosa le piace fare, se andrà al mare quest’estate… Sono stato talmente disinteressato da aver persino dimenticato il suo nome. Ma forse lei potrebbe sentirsi peggio rispetto a me, visto che ha appena avuto un rapporto sessuale con un mascalzone che in realtà non è mai esistito, o forse sì ma ha semplicemente interpretato qualcun altro in maniera subdola solo per portarsela a letto.
Decido così di alzarmi e andare a lavarmi il viso cercando di fare meno rumore possibile per non svegliarla e dover dare inutili spiegazioni, anche perché probabilmente starà già sognando quali saranno i colori predominanti nel giorno del nostro matrimonio. Arrivo in bagno con grande agilità, come fossi un ladro professionista, mi posiziono davanti allo specchio e fisso l’immagine riflessa chiedendole se, a quarant’anni suonati, non mi sia stufato di vivere in modo così superficiale con il solo scopo di portarmi a letto, illudendole, donne ingenue speranzose di incontrare l’uomo perfetto, il vero, unico e grande amore.
Tra poco tempo, ahimè, questi pettorali scolpiti inizieranno a essere flaccidi, la pancia crescerà, le rughe si impossesseranno del mio viso, mi ingobbirò e di conseguenza non sarò più interessante agli occhi del mondo femminile, ma per mia fortuna gli scrittori ostinati non smetteranno di sporcare la carta con le loro stronzate inutili, quindi, grazie a loro, avrò ancora qualche asso nella manica da giocarmi in occasioni simili a quelle di oggi.
Anna. Anna, cazzo! Ecco qual è il suo nome.