Tra fumetto e ironia
intervista a Laura Mango
Innanzitutto come ti è saltato in mente di studiare biblioteconomia?
In principio volevo studiare archeologia. Sto parlando delle scuole medie. Ero superfan di Indiana Jones e il mio sogno era fare il suo stesso lavoro nel suo stesso identico modo. In quinta elementare pretesi anche di travestirmi da lui.
Alle superiori ho iniziato a capire che l’archeologo era un mestiere ben diverso e più voci mi dicevano non fosse proprio un investimento certo per il futuro.
Ho dirottato quindi verso la mia passione per i libri (altro settore in cui in verità non piovono esattamente proposte di lavoro), ma non saprei dire perché non ho mai preso in considerazione Lettere, volevo studiare e poi lavorare proprio con i libri come oggetti.
Mi sarebbe piaciuto diventare bibliotecaria (mai dire mai), anche se paradossalmente non di conservazione. Mi attira il lato sociale della biblioteca, le possibilità che un luogo culturale e statale potrebbe dare, se ben gestito e con adeguati fondi, nelle aree geografiche e cittadine col tessuto urbano più sfilacciato, pochi punti d’incontro e un po’ abbandonate.
Purtroppo i concorsi pubblici sono inesistenti da anni, c’è la tendenza all’esternalizzazione e precarizzazione, e in ogni caso le biblioteche sono praticamente ignorate da chiunque si occupi di cultura e sociale.
Come sei capitata in quel di Milano, lasciando i supplì, lì, soli, a Bracciano?
Eh, questo trauma dei supplì non mi abbandona. Quando sono venuta al nord e ho scoperto che qua non sanno neanche cosa siano sono rimasta sconcertata. Mi sono trasferita al nord per stare con la mia Dolcemetà, anche se spesso mi tocca fare la scena di Troisi in “Ricomincio da tre” e spergiurare a chiunque che non l’ho fatto per il lavoro!
Quanto è stato traumatico il trapianto?
Moltissimo. Penso sia stato peggiorato dal fatto che mi sono specificatamente trasferita da Roma a Bergamo e non da Bracciano a Milano. Dalla capitale a una cittadina del nord molto provinciale (scusate bergamaschi) e cattolicissima è stato un trauma davvero tremendo. Ci ho messo quasi 4 anni a riprendermi.
A che punto della tua attività di blogger hai iniziato con le vignette e quanto contano nel successo del tuo blog?
In realtà ho iniziato subito, anche se non subito hanno avuto successo. Devo dire che me ne stupivo da sola perché mi sembrava potessero avere un appeal. Mi sembrava la tipica idea che all’apparenza è ovvia, ma evidentemente non tanto visto che nessuno ci aveva pensato.
Invece ci hanno messo un annetto a ingranare e gli altri post avevano molto più successo. Non so neanche dire esattamente quando hanno preso il potere.
Cosa si vende di più in libreria e quanto conta il marketing?
Oddio, domandona. La narrativa continua a essere la regina incontrastata rispetto agli altri settori, dalla saggistica alla varia. Vendono molto i generi storicamente più commerciali come la narrativa rosa e i gialli, anche se i secondi sono riusciti a produrre anche cose di livello che nella prima mancano. Vende molto il catalogo storico, i classici classici da leggere assolutamente almeno una volta nella vita, da Moravia a Borges, dalla Yourcenar alla Bronte.
Il marketing di certo conta come in qualsiasi attività commerciale, ma in effetti, e credo che il bello sia proprio lì, non basta a decretare il successo di un libro. Ci sono libri su cui si punta tantissimo che vendono poco e niente e altri ignorati che fanno il botto. Perché succede? Chi lo sa.
Però tendenzialmente un libro che ha una buona visibilità dai social ai giornali ha di certo più chance di uno che rimane nell’ombra, anche se pubblicato da una casa editrice medio-grande.
Questa però è più una domanda per chi lavora in casa editrice ed ha dati completi.
Puoi fare un identikit del lettore forte?
Mah, non saprei. Ho evinto che una buona fetta di lettori forti sono forti, ma in determinati ambiti: il lettore di gialli magari legge 80 libri l’anno, ma solo gialli, mai un saggio, mai un horror. Idem il lettore di narrativa horror o di storia. Allo stesso tempo molti lettori forti di narrativa non di genere si rifiutano di leggere narrativa di genere. È l’unica peculiarità che mi sento di segnalare sui lettori forti: forti, ma magari poco sperimentatori. Per il resto non hanno sesso (anche se statisticamente sì visto che le donne leggono molto di più), età ecc.
È vero che i libri si scelgono spesso dalla copertina?
Sì direi di sì.
Pensi che la fama e le dimensioni della casa editrice garantiscano la qualità degli esordienti pubblicati?
Non sempre. È una mia opinione da lettrice, ma mi sembra che spesso le scelte ricadano più su una questione di presunto marketing (tale autore ha avuto la fortuna di presentare la trama che va di moda al momento) che sulla bravura effettiva.
Tra le piccole case editrici ce n’è qualcuna particolarmente degna di menzione a tuo avviso?
Ammetto di non essere una di quelle blogger/lettrici che ha una casa editrice favorita.
Definisci con 5 parole il fenomeno Fabio Volo.
Legge della domanda e dell’offerta.
Quanto conta per Laura la formazione come scrittrice? Sei una che si basa solo sul talento o che continua a studiare?
Non esiste talento se non ci si esercita tutti i giorni. Tutti. Credo però che una base di talento serva sempre, altrimenti si diventa buoni manieristi, ma mai buoni scrittori. Poi vabbè io sono ben lungi dall’essere una scrittrice, spero di riuscirci presto o tardi.
Pensi sia importante la costanza nella scrittura? Ti imponi dei ritmi o ti basi sull’ispirazione?
Come ho scritto è importantissima. In verità uno dei motivi per i quali il blog era nato in principio (oltre a riempire una solitudine data dai mille trasferimenti) era la necessità di ritrovare una disciplina nella scrittura che avevo completamente perso e che stava dando i suoi pessimi frutti. Avere qualcosa da aggiornare tutti i giorni mi ha costretto a una costanza fondamentale. Ora riesco meno, anche se ho progetti in corso che mi costringono comunque a scrivere tutti i giorni, ma ho riacquistato la disciplina perduta.
So che sei impegnata in un nuovo progetto: ci dici due parole in proposito?
Si tratterà di un saggio divulgativo sulla storia del libro che uscirà probabilmente in autunno per la Franco Cesati. Finalmente la mia laurea in biblioteconomia ha un senso!
Finalmente posso fare questo: fatti una domanda e datti una risposta.
Dove vorresti vivere? A Bologna!