sciarade

 

L’AUTORE
Raffaele Rovinelli, classe 1988, è un poeta, ma non solo, un artista di break dance, ma non solo, un tuttofare, ma non solo. È una di quelle personalità di cui è difficile riassumere in poche parole la molteplicità delle doti e delle aspirazioni. Ha un romanzo urban fantasy che tarda a nascere ed un progetto ambizioso, quello di Sciarade, che è venuto alla luce nel 2017 dopo anni di scrittura e rimaneggiamenti, in un tentativo, lungo ma riuscito, di ricerca di una propria voce, di quella cifra che renda la sua produzione “altro”. Altro dalla poesia amatoriale, altro rispetto a ciò che un disegno non ce l’ha. Perché Raffaele Rovinelli invece ce l’ha, e ben chiaro.

 

L’OPERA
“Sciarada: gioco enigmistico che consiste nell’indovinare una parola attraverso allusioni e la sua scomposizione in elementi semanticamente autonomi. Rompicapo. Dal francese charade, a sua volta dal provenzale charrado, chiacchierata, affine all’italiano ciarlare.”
Dunque cos’è Sciarade Vol. 1 – Caduta, di Raffaele Rovinelli?
Aprendo Sciarade ci troviamo davanti 39 poesie, suddivise in tre sezioni dai titoli emblematici: Abominio, Ottenebrare, Malignità. 39 non a caso, 39 come i colpi di flagrum che i soldati romani, secondo la legge Giudaica, avrebbero inflitto al Cristo prima di crocifiggerlo. Un’associazione di immagini fortemente voluta: Sciarade è un percorso nel dolore, nell’abominio di certi meandri dell’animo, un tentativo di fuga dal circolo della bassezza per elevarsi al sovrumano, guardando però con cautela a quegli abissi cui si tenta di sfuggire. In Sciarade si sviscera l’uomo, quasi come in un’autopsia, mettendo a nudo i contrasti non solo interiori, ma anche intrinseci alla società in cui l’essere umano vive, cercando di non soccombere.

 

L’ESTRATTO

Sigilli

Nel Luglio che muore
s’annerisce l’animo,
similmente reso
a tuniche di suore,
le quali per metà
non si diversificano
da tenebre
che rendono l’Uomo
povero e fatiscente.

 

LA LINGUA E LO STILE
Come nell’enigmistica, l’opera di Rovinelli si struttura in un sorprendente gioco linguistico. Il titolo di ogni sezione riporta in sé lo spirito della sezione stessa, senza che ricorra tuttavia come singola parola nei componimenti della medesima. Allo stesso modo, ma più in dettaglio, il titolo di ciascun componimento costituisce a livello semantico il cuore stesso della poesia, senza che si riproponga tra i suoi versi. Il lessico è vario, ricco di sinonimi, caratterizzato da un’impronta baudelairiana, mentre i temi vengono espressi con forza mediante l’utilizzo del verso libero. Traspare inoltre un certo gusto per la rima, che ritorna a sorpresa, senza uno schema canonico che possa anticiparne la presenza, ma con forza e con prepotenza, sottolinenando la componente emotiva delle opere che costituiscono la silloge.

Rimaniamo in attesa del Vol. 2.

 

Edito da: Montedit