In un mondo di imbecilli
di Fabrizio Jauch
Dedicato a tutti coloro che leggendo queste pagine si sentiranno profondamente oltraggiati.
Partiamo dunque dalla dedica, perché mai come ne “In un mondo di imbecilli”, di Fabrizio Jauch, la dedica è predittiva delle intenzioni dell’autore e del contenuto della sua opera. Mettiamoci l’anima in pace, dunque. Viviamo in un mondo di imbecilli e non possiamo esimerci dal ricomprendere in questo grande insieme anche noi stessi, in misura più o meno marcata. Perché in fondo non è colpa nostra, è la razza umana che si è evoluta così, con buona pace di tutti. Ma quanto siamo consapevoli dei meccanismi di questa imbecillità che, come una pianta infestante, si fa strada nei nostri comportamenti? E soprattutto: vogliamo davvero prenderne coscienza? Perché prenderne coscienza è proprio il primo, doloroso passo, verso ogni possibilità di salvezza per il genere umano.
Pertanto, sia a quel 99% di lettori che riterrà, a torto o a ragione, di rappresentare la lodevole eccezione alle regole universali che andrò a esporvi, sia al rimanente 99% che invece avrà l’onestà intellettuale di riconoscervisi almeno in minima parte, dico già sin d’ora che non avrà alcun senso prendersela con me:
io mi sono limitato a riportare ciò che osservavo (non di rado anche allo specchio).
Le premesse sono chiare: nessuno può dirsi al riparo da tutte le forme di imbecillità, autore compreso. Nessuno è immune ed il vaccino è ancora all’esame dei ricercatori. E se di imbecillità si vuol parlare (e si deve, se si vuol sperare nella salvezza!) tanto vale farlo con il sorriso sulle labbra. È con questo spirito che Fabrizio Jauch si accinge ad analizzare quegli aspetti della vita quotidiana che maggiormente esaltano la nostra imbecillità. È così che, con attitudine scientifica e spirito comico, Fabrizio Jauch riepiloga in chiave pseudo – matematica i principi universali dell’imbecillità, a cui si aggiungono i quattro pilastri e le propensioni particolari, ossia quegli ambiti della vita sociale in cui sembra che tale caratteristica si sviluppi meglio, ossia la vita militare, quella religiosa e quella politica. Ed in questa disamina l’autore si supera.
La destra proclama che ognuno deve stare in piedi con le proprie gambe, anche i paralitici. La sinistra sostiene che è lo Stato a dover tenere in piedi tutti, a partire dai paralitici. I paralitici intanto implorano di poter rimanere supini.
11 settembre 2001
Ritorna più volte, ne “In un mondo di imbecilli”, la data dell’11 settembre 2001, vero punto di svolta, secondo Jauch, nella diffusione dell’imbecillità umana. Il tono si fa allora più serio.
Secondo l’autore infatti, la maggioranza della gente, di fronte a questa immane tragedia, si è perlopiù accontentata della versione ufficiale dei fatti, una versione che, se analizzata nel dettaglio e con spirito non tanto scientifico, ma almeno razionale, non ha dato risposte convincenti.
Occorre far capire che vogliamo sapere come è andata davvero, non tanto perché possa poi cambiare qualcosa, visto che sarebbe sperare davvero troppo, ma per mettere in chiaro una volta per tutte che vogliamo riappropriarci della nostra sovranità di scegliere liberamente quando e in che misura fare gli imbecilli, senza che anche questa libertà fondamentale dei diritti dell’uomo ci venga regolamentata dai poteri forti.
Insomma, imbecilli sì, ma fino ad un certo punto.
Conclusioni
Dobbiamo dunque eradicarla completamente questa imbecillità? O in essa vi è qualche aspetto positivo, profondamente umano, che va tutelato come un tesoro prezioso?
Fabrizio Jauch, nella sua opera d’esordio, riesce a convincere il lettore grazie ad un’innata capacità comunicativa e ad uno sguardo al contempo illuminato ed impietoso, ma sempre onesto, sulla società contemporanea e le dinamiche ad essa sottese. Un’opera, “In un mondo di imbecilli”, che mi sento di accostare, senza la preoccupazione di essere smentita, all’analisi al contempo ironica e realistica che il grande Paolo Villaggio faceva della società italiana nella celeberrima saga del ragionier Fantozzi e che, come quest’ultima, ha una duplice chiave di lettura: una prettamente comica, l’altra dai risvolti antropologici.
Se siete inoltre un po’ curiosi di quello che accade nel mondo, se non vi accontentate della versione ufficiale dei fatti, ma al contempo non siete complottisti, questo libro vi aprirà uno spiraglio su alcuni fatti avvenuti nel recente passato che meriterebbero, a mio parere, di essere certamente approfonditi.