Ai lati opposti di uno stesso fiume

Sulla riva, di Francesca Violi

La recensione di Stefano Bonazzi – 07/02/2021

 

Sulla_riva_Francesca_Violi_copertinaNicola e Mauro. Due fratelli, due madri, due vite, diverse, ma unite da un unico elemento, quel fiume, il Melemma. Un flusso di energia primordiale che scorre incessante, fangoso e ribollente di un humus che è portatore di vita, nutrimento ma anche fanghiglia, scarti, cose morte.

È proprio da questo fiume, dal suo punto più oscuro e inospitale, dove l’acqua sbatte e morde, bramosa di confini, che prende vita la storia di Francesca Violi. Il Melemma, appunto, nucleo d’inizio e fine di una storia familiare dai legami spezzati.

Nicola e Mauro, un unico padre e due esistenze cresciute in contesti agli antipodi. Quella di Nicola, “il secondo”, il rovina famiglie, il figlio di quella poco di buono, Agata, che per sbarcare il lunario deve trascorrere le giornate spaccandosi la schiena presso i Cestaro, una famiglia borghese emblema di un Veneto all’insegna del successo imprenditoriale. Poi l’incontro casuale, o forse no, con il fratello, Mauro. Quello “buono”, sano, con occhi azzurri e un fisico muscoloso che promette successi. Un ribelle con la testa a posto, un furbo che in poco tempo riesce a diplomarsi, trovarsi un lavoro e una ragazza, come nel miglior manuale del buon padre di famiglia. Tutto così bello, perfetto, pulito, come la superficie stessa di quel fiume che non smette di essere presenza onnisciente, costante e a cui l’autrice dedica descrizioni di una bellezza “rigogliosa, esplosiva: una spuma verdeggiante che si espande da tutte le parti, si protende sull’acqua come se in terra non ci fosse abbastanza spazio per tanta vita, e si raddoppia riflessa dentro al fiume.”

Le vite di Nicola e Mauro si fiutano, si separano, seguono corsi diversi per poi ricongiungersi quasi inaspettatamente dopo anni, studiandosi, confrontandosi, mettendo a nudo le proprie debolezze. Nicola oggi è un uomo incompleto, l’incontro con le droghe, la disintossicazione e una malattia improvvisa, pericolosamente fatale, l’hanno reso un individuo schivo, diffidente, fragile come quelle orchidee – Phalaenopsis – che oggi adora coltivare. È costretto a muoversi con una mascherina sempre premuta sul viso, trascorre le giornate al riparo dai microbi, dagli sguardi altrui, dal contatto con una realtà da cui negli anni ha voluto prendere le distanze ma la scoperta di una morte irrisolta e il ritorno di Mauro lo costringeranno a tornare nei luoghi dell’infanzia, a quel Melemma che non ha smesso di scorrere, e nascondere.

Sulla riva è un noir dai toni claustrofobici, una storia credibile, dosata e incalzante. Le pagine scorrono veloci, merito di una narrazione serrata seppur sempre dosata, senza sbavature o cadute di tono. La prosa è cadenzata, le descrizioni pulite, le scene d’azione descritte con una padronanza scenica e cinetica impeccabile. La penna di Francesca è giovane ma non ha nulla da invidiare ai grandi nomi del firmamento “noiristico” italiano. I luoghi, i comportamenti e le personalità dei personaggi che compaiono in queste pagine appaiono sempre credibili, riconoscibili, e forse è proprio questo il punto di forza maggiore del romanzo. La capacità di tratteggiare una realtà desaturata e attualissima, perché le insicurezze di Nicola sono anche le nostre e quel senso di perenne inadeguatezza che trasuda dalle pagine ci sbatte in faccia domande che fanno parte del nostro quotidiano e che Francesca fa riemergere con prepotenza da una melma pulsante e primordiale di un fiume che non smette di scorrere, mentre noi restiamo attoniti e storditi, su quella riva dai margini sempre più cedevoli.

 

Sulla riva, di Francesca Violi

elliot edizioni , 2021

205 pagine, prezzo di copertina 16,50 euro

 

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