Si spengono le stelle - Matteo RaimondiSi spengono le stelle

di Matteo Raimondi

 

Quando uno scrittore esordisce con una grande casa editrice, nonostante l’invidia (giustificata!) di molti, in realtà si trova davanti ad una sorta di bivio: da una parte c’è l’aspettativa allettante della promozione che la casa editrice certamente farà dell’opera, dall’altro ci sono da affrontare gli sguardi ipercritici di chi il critico lo fa per professione o per diletto. Perché è chiaro che quando i nomi degli sponsor si fanno altisonanti anche l’asticella delle aspettative si alza di una spanna.

Parlaci ancora, Suze

Ci troviamo a York, anno del signore 1691, all’indomani dell’annessione della città alla Colonia della Massachusetts Bay. Terra di confine York, terra rubata, contesa, in cui gli uomini bianchi, i discendenti dei Padri Pellegrini, vivono nel timore che la terra su cui hanno fondato la propria comunità venga loro sottratta dai “selvaggi”, i nativi, per la gente di York poco più che animali assetati di sangue. È in questo mondo rigidamente regolato e refrattario agli scostamenti che cresce Susannah, figlia di Robert e Mary Walcott. Suze porta in sé il seme della diversità, una diversità genuina e vitale e, proprio per questo, temuta ed osteggiata dalla gente comune, che fa dell’omologazione una questione di moralità. Suze la strana, Suze l’incontenibile. Suze che è stata allevata da una balia indiana, Nagi. Cosa nasconde davvero Susannah e perché la sua prorompenza fa tanto paura?

Dentro e fuori dal passato

Se dovessi dare una definizione parca di parole di “Si spengono le stelle” avrei serie difficoltà. Un romanzo? Certo. Un fantasy? A volte. Un saggio sulla diversità? Forse. Ma più di tutto è un mix sapiente di ingredienti letterari, che solo la mano di un vero talento può far risplendere al massimo delle potenzialità. Come i veri chef, tramite l’accostamento di ingredienti fuori dal comune creano piatti che sono vere e proprie opere d’arte, così Matteo Raimondi a partire da vicende storiche, miscelate a diversi generi letterari crea un’opera unica, un thriller originale nel senso più profondo del termine, coinvolgente da far perdere la giusta fermata del treno che ti porta a casa dal lavoro.
Matteo riesce a far rivivere, in carne e sangue, un passato lontano che ha impressionanti analogie con il presente: i sentimenti, le paure, i moti dell’essere umano in branco sono anche i nostri e possiamo così specchiarci nelle vicende dei protagonisti, con una vividezza che ha qualcosa di magico.

La stratificazione dei significati

Non sono così frequenti i casi in cui si possa consigliare un libro a qualsiasi tipo di lettore. Tendenzialmente c’è chi ama i libri di avventura, chi quelli profondi, sfumati, ricchi di significati nascosti, chi è appassionato di gialli. “Si spengono le stelle” invece è un romanzo trasversale: volete un libro che vi mozzi il fiato in quanto a suspance? È il libro giusto. Cercate un’opera che parli di sentimenti universali e di paure? È quella giusta. Vi piacciono le descrizioni palpabili, le frasi ai limiti della poesia, la gentilezza del verbo? Comprate questo libro. “Si spengono le stelle” è uno di quei rari libri che non perdono fascino ad una seconda lettura, perché sollevando il vero del primo significato ce n’è subito un secondo, persino più appagante.

E poi?

Anni fa, all’epoca in cui studiavo sceneggiatura,  Andrea Jublin disse durante una lezione: lo spettatore non paga il biglietto per annoiarsi. Lo spettatore è famelico, vuole domandarsi continuamente “E poi? E poi? E poi?”. Non c’è stata pagina del romanzo di Matteo Raimondi in cui non abbia avuto la tentazione di scrivere direttamente all’autore e chiedergli “Dannazione, vuoi dirmi cosa accade a Suze?”.
I personaggi tratteggiati in “Si spengono le stelle” prendono vita pagina dopo pagina, manifestandosi attraverso le proprie azioni in una complessità avvincente. La fantasia di Matteo Raimondi riesce a partorire uomini e donne credibili a tal punto da farci considerare la possibilità di incontrarli nella vita reale.
Dal punto di vista prettamente tecnico la scrittura, fluida ma mai banale, varia nelle strutture e nell’uso di un lessico per nulla scontato. Matteo Raimondi dimostra chiaramente di saperci fare con le parole e se questo è l’esordio, il seguito non può che nascere sotto i migliori auspici.