Michela Fregona: cercare l’ossigeno
di Graziano Gala
Per raccontare bene questa storia è necessario partire da un ricordo: quello del professore di chimica, figura mitologica dall’armatura invernale e primaverile, dalla figura materna unica donna contemplata, dal tessere una lezione così lontana e così distante da menti che a quella lezione dovevano necessariamente avvicinarsi tramite sforzo fisico e cerebrale, unico mezzo consentito dinanzi a una passata concezione oracolare del ruolo di docente. Il banco nel quale è seduta la protagonista cresce con lei, si allarga e diventa cattedra: Michela Fregona si trova dall’altra parte della barricata in giorni completamente altri, così diversi e così lontani da quella che era la prassi. Il tempo edace cambia le cose, le arruffa, le getta a capofitto: insegnare, mestiere per sua natura contrario al principio della realtà, diventa sette volte più difficile per ridimensionamento del ruolo da parte di una società in cui la scuola pesa sempre meno, per cambiamento delle regole del gioco e dei giocatori perfino. Eccola la sfida, ecco il gioco, con la protagonista chiamata al mestiere degli specchi, con l’andare della gita festeggiato dagli studenti che diventa riportare indietro sane e salve quelle figure in tripudio, gravate dalla loro condizione di creature accidentali, ultimi di un corso serale – scolastico e validato quanto è più del mattino – quotidianamente chiamato a rispondere dei suoi presunti ritardi, perché nei giudizi l’esterno è sempre troppo rapido e poco riflessivo. A questa condizione accidentata subentra la variante che nessuno s’aspetta, con la chiusura dei plessi che porta il docente a diventare mago, incantatore e trasmettitore di concetti intrattenendo sedie vuote e monitor occupati, alla ricerca di strade da costruire mentre tutto crolla.
Di Michela Fregona apprezzo la docenza e la militanza, quella capacità di raccontare i fatti senza incipriarli trovando pure dentro di loro quella fiammella che può portare a grandi fuochi: un ragazzo che inizia a comprendere è un ragazzo che si emancipa, che può essere più difficilmente poi raggirato o schiavizzato un domani da contratti irreali o professionisti dell’imbroglio. L’autrice combatte ogni giorno dietro una cattedra che sembra trincea e non nasconde neppure una cicatrice: cerca il varco, la maglia che non tiene, il modo che possa scatenare la libertà: con un Infinito che diventa riflessione sul sé, con una gita risparmiata una moneta alla volta, con la consapevolezza che questo, mestiere da preti, da suore o da soldati, è uno di quei giochi che continua all’infinito e che non sarà una campanella – un tempo edace – a fermare.
Consiglio questo testo ai docenti, di più a quelli che docenti non sono: prima di parlare, recitare e dissertare, come tanto si è ormai soliti, bisognerebbe presenziare, attraversare e vivere la propria esperienza quotidiana tra i banchi: la Fregona ne è maestra, nell’azione e nella registrazione, alla lavagna e con la penna.
Bisognerebbe maneggiare prima, raccontare poi: in Riscossa questo accade, e seriamente.
Riscossa, di Michela Fregona
AnimaMundi, 2020
80 pagine, prezzo di copertina 10 euro