I consigli agli aspiranti scrittori di Stephen King

#robadascrittori, una rubrica di Silvia Guberti

Inauguriamo #robadascrittori con un libro – ma soprattutto un autore – controverso: il libro è On writing, autobiografia di un mestiere (2000), l’autore Stephen King, uno degli autori di fantasceinza/horror più conosciuti e venduti al mondo, spesso disprezzato da una certa parte dell’ambiente letterario.

Eppure, – piaccia o meno – è un autore che ha venduto più di cinquecento milioni di copie. Roba da far spavento.

Ma passiamo subito al nocciolo della questione.

 

Di cosa parla On writing?

on-writing-copertinaIn On writing si parla di scrittura, certo, ma in un modo peculiare, e la scrittura si intreccia con la vita vissuta. I consigli di Stephen King per gli aspiranti scrittori si distanziano da quelli che spesso sono gli insegnamenti portati avanti da molti corsi di scrittura creativa. Per quanto mi riguarda (provocatoriamente) il libro parte già bene con la terza prefazione dell’autore:

Una regola generale non menzionata esplicitamente in nessun’altra parte del libro: «L’editor ha sempre ragione». Se ne ricava il corollario che nessuno scrittore è tenuto ad accettarne per intero i consigli, e chi è senza peccato scagli la prima pietra. In altri termini, scrivere è umano, editare è divino […].

La prima parte di On writing, “Curriculum vitae” si concentra sull’infanzia di King e sul suo avvicinamento alla scrittura, ma racconta anche delle intuizioni da cui sono scaturiti alcuni suoi libri e del suo alcolismo, per anni negato e poi finalmente sconfitto. Per gli appassionati dell’autore, questa parte è un must.

La seconda parte, invece, entra nel merito della pratica della scrittura creativa

 

La cassetta degli attrezzi

Secondo King, il mestiere dello scrittore è un po’ come quello del falegname: vi preparate la vostra bella cassetta e ci mettete dentro il necessario, da usare al momento del bisogno.

Nel primo scomparto della cassetta ci vanno il vostro vocabolario e la grammatica.

Il vostro vocabolario è quello che è, e che non dovrete tentare di modificarlo, almeno consapevolmente. La regola fondamentale, per l’autore di Carrie è: usate la prima parola che vi viene in mente, se è adatta ed efficace.

Sulla grammatica, Stephen King (che è stato anche insegnante di lettere!) non ha dubbi: seguite le regole grammaticali (e quindi conoscetele), e se volete deviare, assicuratevi di procedere per il verso giusto. Ma come si può avere la certezza di procedere per il verso giusto se non si conoscono le basi? Comprate un buon testo di grammatica e leggete, leggete, leggete.

Nel secondo scompartimento ci metterete gli elementi di stile.

1) Usate di preferenza la forma attiva dei verbi.

2) Uccidete gli avverbi. Gli avverbi sono per gli scrittori che hanno paura di non riuscire a comunicare in maniera adeguata.

3) I paragrafi rappresentano una dichiarazione di intenti: fate in modo che siano lineari e funzionali. Inoltre, posso accelerare o rallentare la narrazione, cambiando il ritmo della storia. Più leggerete, più i vostri paragrafi si formeranno da soli. Non fossilizzatevi su questo aspetto durante la scrittura. Ci sarà tempo di farlo in fase di revisione.

Nel terzo scomparto ci sono la pratica della scrittura e la lettura.

Non ci sono scorciatoie, né scuse. Per imparare a scrivere bene, dovete leggere e scrivere tanto. Ogni libro letto contiene almeno un paio di lezioni sulla scrittura, se è un brutto libro anche di più.

[Se «leggere e scrivere un sacco» vi sembra un motto banale, rifletteteci un attimo: avete presente quanti libri si pubblicano in Italia ogni anno e quanti, invece, se ne vendono? Lo vedo che anche tra voi c’è qualcuno che accampa scuse!]

Non abbiate neanche paura di scrivere e buttare via. Le idee e le parole non albergano in modo finito nella vostra testa.

 

La storiella su James Joyce

C’è questo aneddoto divertente, per cui pare che un giorno un amico andato a trovare Joyce lo trovò in preda alla disperazione e gli chiese se fosse per il lavoro. Lo scrittore assentì senza nemmeno sollevare la testa dalla scrivania.

L’amico gli chiese quindi quante parole avesse partorito quel giorno, e Joyce rispose: «Sette».

L’amico allora gli disse che non era niente male, almeno per lui, ma Joyce fu meno allegro: «Immagino tu abbia ragione» ribatté, «ma non so in che ordine vadano messe!».

Al contrario, la Storia ha visto autori assai prolifici, come John Creasy, autore di più di cinquecento libri.

Qual è la cosa che conta? Darsi delle regole di scrittura e rispettarle. Potete scrivere ogni mattina? Fatelo. Fissatevi un obiettivo quotidiano. L’unico momento a vostra disposizione è la notte? Impiegatela. Una volta iniziato il vostro libro, non mollatelo finché non siete arrivati alla fine della prima bozza.

Trovatevi un posto in cui scrivere che sia tutto per voi, da cui lascerete fuori ogni possibile fonte di distrazione.

 

Altre regole in ordine sparso

Forse parlare di “regole” non è esatto. Diciamo che sono dei consigli autorevoli, però.

Scrivete ciò che vi piace leggere.

La trama non è così importante. Le storie, secondo King, prendono forma quasi da sole. Sono come fossili sepolti, che lo scrittore deve far riemergere dal terreno attraverso la sua cassetta degli attrezzi.

Secondo me la trama è l’ultima spiaggia dei bravi autori e la prima scelta dei fessacchiotti. […]Prima viene il contesto, dopo i personaggi […]. Con questi due elementi chiari in testa inizio a narrare. Spesso suppongo dove si andrà a parare, ma non ho mai preteso di imporre la mia volontà alle mie creature (Stephen King).

Insomma, mettere due/tre personaggi in una situazione intricata e vedete come se la caveranno. Provate a farvi la domanda “E se” e vedete cosa ne viene fuori. Ad esempio: e se i vampiri invadessero un paesino del New England? (Le notti di Salem).

Attenzione alle descrizioni: inserite solo quelle funzionali alla storia. A volte bastano piccoli particolari scelti con cura per dare un’idea del resto.

Sfruttate il dialogo per mostrare al lettore quello che altrimenti sareste costretti a raccontare con fiumi di parole. Non temete di usare parolacce o espressioni volgari, se il vostro personaggio lo richiede.

L’inizio in medias res, per King è proprio no [su questo punto lo scarto con le principali scuole di scrittura americane, ma non solo, contemporanee è davvero notevole].

Non partite dal tema per scrivere, perché potrebbe bloccarvi. Mettetelo a fuoco durante o dopo la prima scrittura, e poi rendetelo più evidente. Spesso serviranno grandi riscritture, ma non rischierete di impantanarvi prima di cominciare.

Se vi bloccate, provate a sperimentare la noia. Può essere l’occasione di intuizioni improvvise.

Raccontate solo le cose interessanti del passato dei personaggi. Tutti hanno una vita, perlopiù non degna di nota per la maggior parte del tempo.

Non potete piacere a tutti. Trovate il vostro Lettore Ideale e scrivete unicamente per lui.

 

La revisione

Addentrandoci nella delicatissima fase della revisione, Stephen King consiglia due bozze e un ritocco generale, dopo aver lasciato riposare il libro minimo sei settimane dalla prima stesura.

Se sentite il bisogno di far leggere a qualcuno le vostre pagine, fatelo al termine della prima stesura , non prima! I commenti potrebbero portarvi fuori strada.

Se siete scrittori prolifici, adottate la seguente equazione: seconda stesura = prima stesura – 10%.

 

E poi?

Verificate a chi state mandando il vostro materiale: pubblicano quel genere di romanzo? Si occupano di racconti? Presentatevi bene ed esponete il vostro curriculum letterario.

 

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