Intervista a Raimondo Iemma
Quali poeti della tua generazione senti affini (per temi e/o scelte formali)?
Parafrasando Tricarico, proprio nel suo brano Generazione: mi piace leggere una poesia col sentimento dentro. In fondo, suona bene, proprio perché suona anche male. Quindi, diciamo, una scrittura a strati, come forse certi dolci. Quanto all’affinità, è sempre da lettore. Due autrici verso le quali, leggendo i loro testi, mi viene spesso da chiosare “è vero”, per quel che hanno scritto e per come l’hanno scritto, sono Maddalena Lotter e Alessandra Carnaroli. Molto diverse tra loro, ma ugualmente interessanti. Ci sono poi degli autori che considero compagni di viaggio e ben oltre la scrittura, che pure apprezzo e consiglio: Valentino Ronchi, Silvia Monti, Davide Nota, Federico Zuliani.
Cosa cambieresti del panorama poetico di oggi?
Ah, non ho affatto la velleità di cambiare. Eventualmente si potrebbe togliere il poetico da davanti, così proviamo a godercelo, questo panorama. Sempre che ne valga la pena, e non è detto. Nel dubbio, comunque, proverei.
Se potessi scegliere un secolo e un contesto poetico, quale sarebbe? Cosa ruberesti?
I contesti e gli ambienti, in quanto tali, solitamente fanno, come si dice, pena. Figurarsi allora infliggerseli. Ma dato che qui si tratta di fantasticare, e che la preistoria non ha ancora smesso di finire, preferisco un solitario Kavafis che si aggira per la città e osserva, e quel che gli è piaciuto osservare (o gli è piaciuto osservandolo) tenta di riprodurre nella sua vita. Oppure l’inverso. A posteriori, fortunatamente, non si può più dire.
Chi è Raimondo Iemma
Raimondo Iemma è nato a Torino nel 1982. La sua più recente pubblicazione è La settimana bianca, all’interno del XIV° Quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2019). Una manciata di suoi recenti inediti è stata pubblicata da Nazione Indiana.