di Paola Rocco
Ambientato negli anni ’50, “La carezza del ragno” romanzo d’esordio di Paola Rocco, è un giallo inconsueto, che di certo rappresenta qualcosa di nuovo, una variazione rispetto al comunque fortunato filone dei gialli italiani. Diverso è certo il tono dell’opera e il linguaggio fine e ricercato con il quale l’autrice racconta le vicende dei suoi protagonisti. Diversa, allo stesso modo, la profondità culturale che contiene l’ingranaggio del giallo.
La trama
Ambientazioni e personaggi
La Roma degli anni ’50 rivive nitida nelle descrizioni di Paola Rocco, che ne produce un affresco pulsante e immaginifico: rivediamo i palazzi d’epoca, le strade lastricate di sampietrini, gli affreschi in decadenza degli antichi palazzi nobiliari come se fossero qui e ora. Allo stesso modo i personaggi ambigui, sfaccettati, ci mettono in comunicazione con un mondo letterario vivace e lontano dagli stereotipi. La figura del commissario Leoncavallo, pacata e imperfetta, ma sempre lucida, si confronta, capitolo dopo capitolo, con i personaggi che calcano la scena e che, volenti o nolenti, confrontandosi si svelano. Dietro ai nomi, blasonati o meno, si cela sempre qualcosa di più, una crepa, un’imperfezione, per quanto piccola sia. Molto bello il personaggio di Mafalda Panzironi, alias Fedora Reginella, acuta e intraprendente cartomante per necessità.
Un gioco di incastri
“La carezza del ragno” risente in maniera proficua dell’influenza della regina della crime novel Agatha Christie. L’autrice, infatti, dissemina di indizi il romanzo, indizi che dovrebbero permettere al lettore di scoprire da solo il colpevole, ma che finiscono per fuorviarlo, come pezzi di un puzzle che tornano al loro posto solo alle ultime battute dell’indagine. Un gioco di incastri perfetto, quello messo in piedi da Paola Rocco, una costruzione che rende “La carezza del ragno” un romanzo avvincente da cui si fa fatica a staccarsi.
Edito da Edizioni il Ciliegio
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