La carezza del ragnodi Paola Rocco

Ambientato negli anni ’50, “La carezza del ragno” romanzo d’esordio di Paola Rocco, è un giallo inconsueto, che di certo rappresenta qualcosa di nuovo, una variazione rispetto al comunque fortunato filone dei gialli italiani. Diverso è certo il tono dell’opera e il linguaggio fine e ricercato con il quale l’autrice racconta le vicende dei suoi protagonisti. Diversa, allo stesso modo, la profondità culturale che contiene l’ingranaggio del giallo.

La trama

Roma, 12 settembre 1956: nella notte tardo estiva Francesca Bentivoglio, di appena vent’anni, precipita dall’abbaino di un palazzo disabitato a due passi dall’antico Ghetto. Secondo l’unico testimone, un vecchio ubriacone che passa di lì per caso, la giovane precipita senza emettere un solo grido. Francesca, unica erede di una nobile famiglia romana, importante ma finanziariamente dissestata, vive con la nonna, la principessa Bentivoglio, che l’ha allevata dopo l’inaspettata morte dei genitori. 
Educata con rigore e al riparo dalle brutture del mondo, Francesca a un certo punto è costretta a cercarsi un lavoro per garantire a se stessa e alla nonna un’esistenza decorosa: il palazzo Bentivoglio, infatti, cade lentamente in rovina e non basta più vendere gli antichi cimeli di famiglia per pagare le spese. Grazie alle amicizie della nonna, Francesca riesce a trovare impiego presso una casa editrice, dove si arrabatta cercando di imparare un lavoro per cui non è qualificata. La frequentazione del nuovo ambiente, tuttavia, sembra influire sul carattere della ragazza, rendendola schiva e inquieta. Sembra quasi scontato che si tratti di suicidio. Sarà davvero così? Il commissario Leoncavallo, incaricato delle indagini, vuole perlomeno vagliare tutte le possibilità…

Ambientazioni e personaggi

La Roma degli anni ’50 rivive nitida nelle descrizioni di Paola Rocco, che ne produce un affresco pulsante e immaginifico: rivediamo i palazzi d’epoca, le strade lastricate di sampietrini, gli affreschi in decadenza degli antichi palazzi nobiliari come se fossero qui e ora. Allo stesso modo i personaggi ambigui, sfaccettati, ci mettono in comunicazione con un mondo letterario vivace e lontano dagli stereotipi. La figura del commissario Leoncavallo, pacata e imperfetta, ma sempre lucida, si confronta, capitolo dopo capitolo, con i personaggi che calcano la scena e che, volenti o nolenti, confrontandosi si svelano. Dietro ai nomi, blasonati o meno, si cela sempre qualcosa di più, una crepa, un’imperfezione, per quanto piccola sia. Molto bello il personaggio di Mafalda Panzironi, alias Fedora Reginella, acuta e intraprendente cartomante per necessità.

Un gioco di incastri

La carezza del ragno” risente in maniera proficua dell’influenza della regina della crime novel Agatha Christie. L’autrice, infatti, dissemina di indizi il romanzo, indizi che dovrebbero permettere al lettore di scoprire da solo il colpevole, ma che finiscono per fuorviarlo, come pezzi di un puzzle che tornano al loro posto solo alle ultime battute dell’indagine. Un gioco di incastri perfetto, quello messo in piedi da Paola Rocco, una costruzione che rende “La carezza del ragno” un romanzo avvincente da cui si fa fatica a staccarsi.

Edito da Edizioni il Ciliegio

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