Ebbene sì, non si sentiva la mancanza di una nuova rivista! E invece nel 2012 è arrivata Verde e mica in punta di piedi. No, Verde si è fatta subito notare, ha fatto rumore e non poteva essere diversamente. Perché? Beh, semplice! Basta pensare che per fondarla sono stati annullati i confini dello spazio e del tempo e si sono riunite le più alte cariche politiche delle antiche civiltà a formare una redazione davanti alla quale bisogna chinare il capo e chiedersi se era necessario far risorgere il faraone Ramses, il Capitano Basileus, il Daimyō e il Cardinale Richelieu per far respirare alla narrativa italiana e, in particolare, alla litweb un’aria nuova, di sana e profumata follia. Non se ne sentiva la mancanza e nel 2012 quei cinque amici sarebbero potuti andare al mare, invece di inventarsi un angolo in cui ospitare centinaia e centinaia di narratori e i loro rispettivi racconti. Forse la brezza marina l’hanno pure respirata e lo dimostrano la vivacità e la freschezza di idee che continuano a sfornare. In ultimo, ma solo in ordine di tempo, un concorso letterario, di cui ci parlano nell’intervista e che portiamo all’attenzione di chi ha voglia di misurarsi con se stesso, con gli altri e con 10 mila battute di ispirazione. Grazie alla redazione di Verde, perché oggi la rivista è una realtà e non se ne può fare a meno. Grazie dell’intervista, un concentrato di idee, belle speranze e un’ironia che porta ognuno di noi a cercare e godere della leggerezza.
Cosa vi ha portato a fondare una nuova rivista letteraria?
Verde Rivista è stata fondata nel 2012 da cinque amici, tutti trentenni (erano anni così: si era ottimisti e nessuno aveva capito che stavamo correndo dritti dritti verso una crisi editoriale mondiale). L’idea era quella di fare una rivista per narratori.
Per sei anni Verde è stata una rivista piuttosto piccola. Qualche centinaio di autrici e autori sul cartaceo e qualche centinaio sul blog, sparsi ovunque in Italia. La sede era a Fontanile Anagnino, periferia sud-est di Roma, in una sezione del PD, già storica sede di Autonomia Operaia, abbandonata e occupata a scopo abitativo, grande quanto un paio di autobus 64 dell’Atac.
Dal 2018 Verde è diventata molto più grande. Ci siamo spostati nella nostra nuova sede al Coworking Campus of Pesaro, un luogo dove creare e lavorare in piena armonia, in un ambiente fertile che ribolle di fermento culturale, colmo di idee e spunti. Condividiamo la nostra zona caffè, gym, yoga e relax con il Mobilificio Merola di Gaeta, Fc Acireale footbalclub news, Colgate Italia, Bon Prix research and creation e L’Opinione delle libertà di Diaconale. Qua si respira un’aria pazzesca! Creatività e sinergie, senza orari, senza ansie o deadline. Il successo strepitoso del crowdfunding lanciato dopo i fatti della primavera 2018 (la quasi chiusura e la Prima Guerra alla Scenicchia Toscana) ci ha permesso di realizzare questo sogno. Ci teniamo però a dire una cosa, Tiziana: va bene app, sinergie, podcast, Verde radio and tv, quiz show, talk show, merchandising, auto ibride, bici, xenofemminismo, segway e jetpack, concorsi letterari e newsletter, ma non dimentichiamo la nostra priorità, che è fare rivista, scoprire talenti, pubblicare racconti, lavorare sui testi, costruire narratrici e narratori, in ultima istanza narrazioni intersezioniste, ottimiste e di sinistra. Guardiamo al progresso come l’unica via di uscita per rilanciare il paese, ma siamo pure paneuropei, perché siamo una forza unica con una direzione strategica continentale poi declinata nei singoli stati. L’obiettivo è sempre lo stesso: allenare, attraverso il gesto della scrittura, le abilità mentali che servono ad abitare il mondo di oggi e, volendo, a cambiarlo. Come? Proponendo un’alternativa forte e europea, creando una piattaforma di aggregazione di liber* cittadin* che credono nella necessità di fare un passo in avanti nella costruzione di un nuovo modello europeo, caratterizzato da una maggiore e migliore distribuzione di ruoli e responsabilità tra paesi e stato federale, ridisegnando così il modello sociale per adattarlo al contesto odierno: uguaglianza di diritti, mercato unico europeo per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, rilancio del modello economico e industriale proiettandolo nei prossimi 20 anni, alleanze tra paesi, valorizzazione delle risorse chiave di ogni nazione.
Perché Verde? Quando scegliemmo il nostro nome partimmo da una domanda: un libro può uccidere? Ebbene, sì, Tiziana: è possibile. Nella Cullman Library dello Smithsonian Institute c’è una rara e pregiata edizione del 1602 di De animalibus insectis del naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi, un libro pionieristico sugli insetti illustrato con xilografie dettagliate. Bello da ammirare, ma guai a sfogliarlo! Questo volume custodisce un segreto mortale. La sua copertina, un collage di pergamena medievale riciclata e pelle di cinghiale, è dipinta di verde. E proprio quella vernice verde è impastata con arsenico, uno dei veleni più potenti e mortali.
Da qui il nostro motto: It’s funny. Don’t ever tell anybody anything. If you do, you start missing everybody.
Come è cambiata Verde in questi anni di attività?
Beh, ai nostri tempi non esisteva Risme. Crediamo che ci sia un prima e un dopo Risme nella storia delle riviste. Poi sembrerà strano, ma siamo invecchiati. Il che ha cambiato il nostro approccio al fare rivista: adesso siamo molto più disperati e con l’acqua alla gola. Siamo migliorati? Probabilmente sì, siamo più sensibili alla presenza di altre riviste e al Regno della litweb. Che altro? Marinelli è diventato famoso, quindi ci snobba. Andrea è diventato più responsabile quindi ha messo da parte la politica ed è sceso a compromessi. Il commissario vive di cicli continui tra hype assurdo e scassamento di cazzo (cfr. “Bipolar disorder, previously known as manic depression”). Quaranta è forse l’unico che è diventato meno bravo ma nel complesso più bello. Il volume di racconti ricevuti è aumentato in maniera pazzesca, quasi abnorme e questo ci ha portato a compiere terribili ma necessari arbitri. La vittima? La letteratura.
Come spieghereste a un neofita il mondo della litweb?
Tra il gangsta rap e il club del cucito, tra un rotary club e i the biebers. Esistono molti blog che ospitano racconti e svariate riviste. Qualcuno di loro lavora bene, seleziona e lavora sui testi, cura le pubblicazioni. Ma solitamente più si lavora bene più si è altezzosi e superbi. Ogni rivista guarda in cagnesco l’altra, si finge di non conoscersi, ognuno va per gli affari suoi, alle fiere e alle presentazioni spesso accadono spiacevoli tafferugli (almeno quando siamo presenti noi. Questi tafferugli il 90% accadono tra di noi. Memorabile lo scontro Luca Carelli vs Frau a Genova due anni fa al festival “La scrittura rende semi-liberi”). Ci si accapiglia per una segnalazione, un link, un’intervista (Il loggione era indeciso tra noi, Cadillac e Colla, poi ha scelto di intervistare noi solo perché pubblichiamo i racconti di Graziano Gala. Come vedete è uno squallido mondo questo della litweb. Ogni minimo like su fb è soppesato attentamente secondo un manuale Cencellit-web, tutto è trattativa e do ut des; vedete? Non solo quelli di TerraNullius hanno fatto il classico. Unicuique suum). Autori voraci di visibilità, di citazioni e di like, mandano lo stesso racconto a venti riviste alla volta, spacciano racconti editi come inediti, fanno scenate isteriche per gli editing e soprattutto, la maggior parte di volte non conoscono le riviste alle quali inviano i loro racconti. Tiziana, vogliamo essere onesti con te: malediciamo il giorno in cui Santoni consigliò agli aspiranti autori di inviare i racconti alle riviste. Da quel giorno siamo sommersi di roba orribile!
Noi nel nostro piccolo cerchiamo di far conoscere le altre riviste e tutto il movimento, se così si può chiamare, cerchiamo di interagire con i nostri colleghi, di divertirci e non prenderci troppo sul serio. Con Letteratura Pazzesca abbiamo censito la litweb italiana, nominando e schedando tutti i siti, i blog e le riviste gratuitamente, tranne un paio di casi che ci pare inelegante esplicitare. Consigliamo di seguire Italian Book it Better su Facebook per farvi un’idea completa sulla scena. La creatrice, Modestina Cedola, pubblica periodicamente un suo personale best of dei racconti pubblicati in rete.
Se avete poco tempo vi consigliamo Verde, Crapula e IbiB. Ma non esagerate con la curiosità. Su Verde trovate tutto ciò di cui avete bisogno. Insomma, l’avete capito: quello della litweb è un brutto mondo in disfacimento e noi vogliamo contribuire, nel nostro piccolo, a renderlo ancora più brutto e, se possibile, ad accelerarne l’implosione. Comunque vorremmo tranquillizzare i lettori: anche la litweb, come tutti i fenomeni umani, ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.
Come è cambiato, secondo voi, il panorama della narrativa italiana e in particolare del racconto?
Diciamocelo se non ci fossimo stati noi il panorama sarebbe cambiato ben poco: le rivistine che fanno le palestre per gli scrittori, l’impaginazione pulitina, le bio autoironichette, il puzzo di conservatorismo ovunque. Ciò che abbiamo provato a fare è portare la narrazione fuori dalla pagina e dentro il flusso del virtuale litweb… Ci siamo riusciti? Opinabile. Ma fate conto che è l’unico modo per tenere in vita Ramses. Quindi se ci odiate per le auto-narrazioni siete brutte persone.
Ogni settimana tre racconti. Cosa deve avere o come deve essere un racconto per essere pubblicato su Verde?
Deve stupirci in qualche modo, non cerchiamo esercizi di stile fini a se stessi. L’autore deve aver qualcosa da dire e deve dirla in maniera insolita. Abbiamo pubblicato tutto, dal romantico al thriller, dall’horror all’erotico, dal comico al drammatico, dalla fantascienza al racconto storico, dallo steam punk al cyber punk, dal melò, musical, snuff, dai racconti passabili a quelli brutti, dalle recensioni di profumi di M. Onofri, alle analisi del sangue di Goffredo Fofi, dalle foto private di Moresco all’inchiesta sullo scambio indicibile tra Santoni e Ricuperati (che ci è valsa la menzione al premio “European Young Watchdog”). Non prediligiamo alcun genere. Crediamo che il genere sia solo un contenitore, ci interessano i contenuti, la vitalità, la vivacità di scrittura. Lucio Fulci si definiva il terrorista dei generi, ecco, questa definizione crediamo possa attagliarsi anche a Verde. Agli autori consigliamo solo di non dilungarsi troppo in descrizioni infinite, di non indugiare in dettagli non funzionali all’intreccio e di non esagerare con gli aggettivi. Ricordate che i racconti andranno letti su un monitor, perciò siate diretti, senza tanti fronzoli o orpelli (Siate più stringati di noi in questa intervista). Di solito il lunedì pubblichiamo il racconto più serio, mainstream, elegante e ricercato, quello che ci fa entrare nel salotto buono con il vestito della domenica; il mercoledì quello meno inquadrabile che oscilla tra un lunedì e un venerdì; il venerdì ci scateniamo invece e pubblichiamo i racconti più insoliti, più verdi, più di genere e degeneri.
Ci arrivano in media quaranta racconti alla settimana e per noi quattro redattori stava diventando difficile tenere il ritmo. Per questo, da qualche mese, ci aiuta un comitato di lettura di autori e lettori che stimiamo. Hanno tutti sensibilità diverse e gusti differenti tra loro e questo ci piace molto. I racconti verdi sono molto riconoscibili, soprattutto quelli del venerdì: devono essere insoliti, abnormi, ambiziosi, balordi, spregiudicati, in una sola parola: pazzeschi. Quindi per rispondere alla tua domanda: un racconto per esser pubblicato su Verde deve stupirci, esser breve e diretto e farci parlare molto, rimanerci a distanza di tempo. Per esempio ancora oggi a distanza di mesi parliamo di Farfalle di Gianluca Garrapa, di Caregiver di Lucia Ghirotti o l’incredibile L’orto asociale di Graziano Gala che non riusciamo letteralmente a toglierci dalla testa. Oppure, come fa Francesco S., può caricarci venti euro nella paypal.
Unico e inimitabile. Sapendo di non offendervi, vi omaggiamo invitandovi a parlare di “Sceniccchia #2 Praticamente un concorso letterario”.
C’è poco da dire, Tiziana, sarà la risposta più breve. Sus #2 sarà la “cosa” che cambierà per sempre le nostre sorti e quelle della letteratura post millennials italiana. È il fatto più serio e faticoso in cui ci siamo ficcati, da soli, con le nostre mani. È una iniziativa aperta a tutt*, apparentemente chiara ma nelle intenzioni inintelligibile. Ci fa pensare che già ci siano tentativi di imitazione e di plagio, ma non ci offendiamo, sorridiamo appena perché è giusto così, “che il caos regni”.
Dove? A maggio 2019, a La Pecora Elettrica, a Centocelle, quattro serate abnormi e pazzesche. In anteprima possiamo rivelarti le date: venerdì 3 maggio, venerdì 17 maggio, venerdì 31 maggio e venerdì 7 giugno. Fino al 26 aprile sarà possibile inviare racconti inediti a tema libero lunghi al massimo 10 mila battute spazi inclusi all’email scenicchiaunasega@gmail.com.
Perché partecipare? Perché regaleremo libri e pubblicheremo in un cartaceo autoprodotto gratuito e collettivizzato i racconti vincitori? No, Tiziana, neanche lontanamente, chi vorrà partecipare a Scenicchia una sega #2 dovrà essere mosso da un unico bruciante desiderio: fare la storia della litweb.
trovate bando e comunicato con tutte le istruzioni.
Una grande vivacità quella di Verde che dà vita sempre a nuove idee. Quali sono i prossimi progetti e le nuove belle speranze che state coltivando?
Solitamente non ci piace svelare i nostri progetti futuri, facciamo qualche vago riferimento nei nostri editoriali fiume (sapete che i nostri editoriali dividono molto? C’è chi non li sopporta, li salta a piè pari per arrivare ai racconti senza passare dal via, e c’è invece chi li adora a tal punto che cerca di seguirne una logica, un filo conduttore, li rilegge anche a distanza di tempo, cerca messaggi criptati nei link); vedete questa lunga parentesi prima di arrivare alla risposta, noi lo chiamiamo “inciso pannelliano” ed è un po’ quello che fanno i nostri editoriali, la prendono alla larga, sfidano la pazienza del lettore ma poi alla fine arriva la risposta che non t’aspetti, il racconto pazzesco e abnorme. Quasi sempre, almeno.
Ma torniamo alla domanda: una vegetariana con patate, grazie. E alla seconda domanda: vi sveliamo in anteprima i nostri progetti futuri perché tanto, visto il vostro pubblico davvero esiguo, siamo convinti che i nostri segreti rimarranno al sicuro.
- Creare un podcast in cui recensiremo un racconto al mese pubblicato su altre riviste (sulle orme di “A colpo sicuro”, la rubrica che ci ha reso ancora più ricchi grazie alle segnalazioni di romanzi pubblicati da editori a pagamento);
- Entrare nel gruppo segreto de La Nuova Carne;
- Aprire un cafè litwrestling chiamato “Guacamole”;
- Un romanzo a puntate collettivo scritto dalla redazione di Verde che narra la storia di un professore universitario che scopre di avere l’Aids e diventa un untore infettando perfino le sue allieve;
- NOVO! PAZZESCO! ROMANO! La rubrica figlia del nuovo testamento di Ramses;
- Contest racconti troll, anonimi e francamente brutti;
- Trovare un gioco di parole arguto e brillante per definire i nostri racconti, sulla scia di crack-conti (verdacconti fa oggettivamente cagare);
- Rubrica di ricette crudiste in versi futuristi;
- Capire come ha fatto Risme a ottenere finanziamenti europei e una volta capito provarci anche noi;
- Fare la pace con L’Inquieto, Persichetti, Chiara Gamberale, Yasmine Incretolli, Crocefisso Dentello, Dario De Cristofaro, Giovanni Bitetto, Antonio Vena, Salvatore Aranzulla, Luciano Spalletti, Vitaliano Trevisan, Leonardo Luccone, Antigone, Luigi Manconi e Nessuno Tocchi Caino;
- Newsletter con contenuti esclusivi creati apposta per i nostri lettori più fedeli;
- Superare i like di Crapula (ne hanno quasi tremila. Noi eravamo a cinquemila prima del ban, ora siamo a milletre e fare rivista su Facebook per milletre persone è francamente deprimente e umiliante);
- Riottenere da Zuckerberg “Il vitalizio di Solange” (il romanzo inedito di Andrea Frau pubblicato a puntate su facebook, andato perso dopo il ban);
- Superare il trauma del ban da fb grazie al nostro doc di fiducia: Alessio Er Fly, peso mosca della pischiatria europea, meno rude di Alex l’ariete, ma più comprensivo;
- Allenarci a tirar di sciabola per sfidare a duello il guru Antonio Russo De Vivo;
- Fare pace con Stefano Felici o morire nel tentativo. In tal caso mettere un suo memicchio sulla foto della nostra lapide;
- Scoprire chi è Cazzimbocchio allo Spiedo (fatto ☺);
- Revisione e ripetizione del processo a Cesare Battisti;
- Iniziare una rubrica de Il Convitato di Emanuela Cocco;
- Riprendere con dossieraggi ed epurazioni;
- Ampliare il nostro fab lab a Teramo;
- Trovare il tempo per andare dal barbiere;
- Dedicarci di più ai nostri affetti, ai nostri figli e alle letture;
- Resistere alla tentazione di leggere Il giorno della nutria per dedicargli un “A colpo sicuro”;
- Comparire su La loggia delle lettere, il nostro sito di riferimento da sempre (fatto!)
Leggi anche Chiedilo alla Rivista – CRACK