Il santuario degli eretici, di Armando Comi, edito da Newton&Compton
Recensione di Silvia Guberti
Dopo I quattro enigmi degli eretici (Newton&Compton, 2018), Armando Comi torna a parlare della controversa figura di Cola di Rienzo nel suo nuovo romanzo dal titolo Il santuario degli eretici (2020), thriller storico che ci fionda nelle atmosfere tardo medievali sulle tracce del Pastor Angelicus, un misterioso eretico di cui si dice che usi gli specchi per evocare demoni e conoscere il futuro.
Cola di Rienzo – cenni storici
Nicola di Lorenzo Gabrini, meglio noto come Cola di Rienzo, era figlio di un taverniere e di una lavandaia (benché lasciasse credere d’essere figlio illegittimo dell’imperatore Enrico VII). Dopo essere statoeducato ad Anagni da un parente del padre, rientrò a Roma per sposare la figlia di un certo Cecco, spesso identificato come il notaio Francesco Mancini. Anche Cola per un certo periodo esercitò la professione di notaio.
Al 1342 data la sua prima apparizione sulla scena politica romana: approfittando dell’assenza dei due senatori inviati ad Avignone alla testa di una ambasceria, i tredecim boni viri costituirono un governo di tipo popolare, che decise di mandare ad Avignone Cola stesso come ambasciatore, a dimostrazione della parte avuta nella costituzione del nuovo governo.
A Clemente VI Cola raccontò la penosa situazione di Roma, cercando di convincerlo ad accettare le modifiche istituzionali richieste dal nuovo ordinamento. La sua arte oratoria fu apprezzata dal papa, ma gli causò anche l’inimicizia dei baroni presenti ad Avignone, che vedevano nel governo popolare un pericolo per le proprie faccende.
Rientrato a Roma, si oppose ai baroni che facevano parte del governo del Comune, contestando loro di governare la Città come se fosse ancora un feudo. Da questi fu aspramente osteggiato, ma il popolo era largamente dalla sua parte: il giorno di Pentecoste del 1347 salì al Campidoglio (insieme al vicario del papa, il vescovo Raimondo d’Orvieto), da dove tenne un discorso per esporre il suo programma politico. Venne acclamato dalla folla e dopo poco riesumò il titolo di tribuno. Una serie di fattori tra cui il mancato appoggio di Clemente VI, la rivolta dei baroni e la diffidenza di alcuni comuni italiani lo costrinsero a fuggire da Roma e a rifugiarsi tra gli eremiti della Majella*.
[* Anonimo romano, Cronica, Adelphi 1981 e 1991]
È da questo punto che Cola torna a vivere sulle pagine di Il santuario degli eretici.
La trama
Persa Roma, Cola di Rienzo vuole sapere cosa gli riservi il futuro e per farlo non importa quanto debba osare. Sulle spalle gli pesano pesanti accuse: c’è chi lo paragona a Lucifero, l’angelo caduto, chi come il papa Clemente VII, lo giudica responsabile di aver diffuso la Morte Nera, la peste.
Cola si dirige in Abruzzo, sulla Majella, vestito come un frate qualunque, verso l’eremo di Santo Spirito, il santuario degli eretici, luogo che ospita una congregazione di gioachimiti tra cui si trova anche Angelo di Monte Vulcano, un uomo in grado di prevedere il futuro ma, come Cola stesso, solo quello degli altri.I gioachimiti, perseguitati, chiedono il suo aiuto e la sua protezione e Cola la promette loro in cambio di informazioni sulla sua sorte. Ad attenderlo nell’eremo, per questo motivo, troverà anche Flora, una preveggente che pare tragga le sue visioni dall’interazione con un demone astrale; sarà lei che gli parlerà dell’incontro che avrebbe dovuto aver luogo a Roma tra Ernesto di Pardubice, arcivescovo, e il “Pastor Angelicus”, figura descritta nelle profezie di Gioacchino da Fiore come “distruttore del mondo, colui che porrà fine a questa età della Storia umana”. Sarà proprio con Flora che inizierà il suo viaggio verso la Soglia, alla ricerca del Pastor Angelicus e delle risposte che cerca.
Invidie, tranelli, amici e nemici le cui fisionomie finiscono per confondersi, Cola di Rienzo si troverà a dover fare una scelta cruciale per la sua stessa vita.
Senza fiato sulla via per Praga
Il personaggio di Cola di Rienzo, già affascinante di per sé, diventa vivo, carne pulsante, nelle pagine di Armando Comi. Da grande esperto di movimenti ereticali qual è, già dottore di ricerca in Storia della Filosofia, Comi trasporta il proprio bagaglio di conoscenze nella sua opera, così che ogni pagina diventa un inno alla ricostruzione puntuale di fatti, avvenimenti, ma anche sensazioni, gusti, odori di un Basso Medioevo ormai così lontano dalle nostre percezioni.
Il ritmo della narrazione è come una corsa senza soste verso Praga, in una lettura in cui non mancano colpi di scena repentini.
Leggere un romanzo di Comi (e questo era già vero per il suo primo libro sulle vicende di Cola di Rienzo) è un’esperienza di assoluto piacere per chi ama la storia. Dietro ogni pagina si nascondono curiosità, vere e proprie chicche che il profano interessato potrebbe trovare solo leggendo centinaia di altri libri. Una nota di merito va all’approfondimento sulla figura di Arlecchino, che va ben al di là (e molto lontano) rispetto alla famosa maschera bergamasca.
Armando Comi
Nato a Catanzaro nel 1978, vive attualmente a Bologna. Laureato in Filosofia e Dottore di ricerca in Storia della Filosofia, si è occupato di millenarismo, profetismo e simbologia. Ha pubblicato diversi saggi su movimenti ereticali e simboli profetici.