recensione di Silvia Guberti
Genesi 3.0 di Angelo Calvisi – qualcosa fuori dal comune
Quando si legge per recensire si sente sempre una duplice responsabilità: nei confronti dell’autore, che merita di essere capito, e dei potenziali lettori, che vengono in qualche modo accompagnati verso un libro o al contrario distolti da questo. Leggere per recensire è al contempo qualcosa che crea delle aspettative. Se leggo un autore italiano che scrive libri gialli mi aspetterò certe atmosfere, se leggo un autore americano di thriller, a torto o a ragione, avrò delle aspettative diverse. L’esperienza, da un certo punto in poi, rende abbastanza facile incasellare un autore. Finché non ti trovi davanti a qualcuno e a qualcosa che ti lascia completamente spiazzato: il qualcuno è Angelo Calvisi, il qualcosa è il suo romanzo Genesi 3.0, uscito nel 2019 per NEO.
La trama
Ai limiti di un bosco al limite del mondo abitano Simon e il Polacco. Il Polacco, che Polacco non è, è l’uomo che si è preso cura di Simon dopo averlo recuperato dalle macerie della Riconquista della Capitale durante la Guerra Luminosa, o almeno questo è ciò che Simon sa. Di ricordi Simon ne ha pochi, e questi si fondono con i racconti che della sua vita passata ha sentito dal Polacco.
I due vivono praticamente senza contatti con il resto del mondo, fino al giorno in cui il Polacco è richiamato in servizio per costruire i muri della Capitale, muri che dovranno difendere i Palazzi degli Industriali, ma che circonderanno anche i diversi quartieri, così che tutto sia compartimentato, controllato. Quando Simon arriverà nella Capitale, si troverà alle prese con un mondo tanto assurdo quanto ostile, in cui da contraltare fa soltanto una naturai cui ogni frutto sembra assecondare i bisogni dell’uomo che sa dove cercare.
L’estratto
Nel Reparto Attentati fluttua una lucina, è la pila da minatore di suor Perséguita. La intravedo che libera il letto della corsia, getta nei rifiuti organicismi ultimi grumi di carne palpitante, le cartilagini. Dopo l’operazione di stamattina sono tutto ciò che resta di Fred. Mi domando dove sia finita la sua anima. Era nascosta nel cuore? Nello stomaco? Oppure, dentro di noi, l’anima è distribuita in modo omogeneo come il sangue? Se fosse così, facendo a pezzi il corpo di Fred hanno fatto a pezzi anche la sua anima. Forse adesso l’anima di Fred è una specie di vapore disperso tra le costellazioni.
Siamo in un tempo allucinato, senza tempo, senza riferimenti, eppure così familiare nei sommovimenti che il potere può generale. Simon ha un che di ferino che lo unisce alla natura, una sensibilità per certi versi animale, così lontana dalle storture della burocrazia e dall’insensibilità degli addetti alla macchina statale e dalle loro mire che solo per lui, alla fine, una sorta di illuminazione è possibile.
Angelo Calvisi scrive un romanzo distopico in cui fatti e persone si incastrano come in un ingranaggio perfetto. Una scrittura lucida e raffinata, imprevedibile nella sua genialità. Una letteratura ai margini della letteratura, come solo chi ha davvero qualcosa di proprio da dire, al di là delle convenzioni contemporanee, può mettere in scena.
Chi è Angelo Calvisi
Nato a Genova, ha svolto i mestieri più disparati: il giornalista, l’attore, l’insegnante di italiano a Bonn. Ha pubblicato saggi, graphic novel e diverso romanzi, tra cui Adieu non coeur (CasaSirio, 2016) con cui ha vinto il premio “Quel libro nel cassetto”.