Dell’importanza dell’editing e di altre frustrazioni letterarie
di Nü delle Storie
Tutti noi scrittori siamo un po’ narcisi. Diciamocelo. Guardiamoci allo specchio e ripetiamo insieme: “Io sono un Narciso, io ho talento, io ambisco a vivere per l’eternità.” E una volta che abbiamo preso consapevolezza della nostra vanità torniamo con i piedi per terra. Tutti sbagliamo, tutti abbiamo scritto almeno una volta nella vita pagine che ci hanno fatto vergognare e che sono state nell’ordine: piegate, ripiegate, accartocciate, lanciate per casa, riprese, strappate e infine distrutte con il fuoco. Caso mai in un delirio di onnipotenza o sotto i fumi dell’alcol ci fosse venuto in mente di farle leggere a qualcuno! Nell’era digitale questo processo si è trasformato in uno “sposta nel cestino, pulisci il disco, formatta tutto, cambia computer”. Io, dico davvero, lo capisco. Quello che non capisco, e mi sono sforzata di comprendere (lo giuro!), è la certezza dell’infallibilità. Chiunque, e sottolineo chiunque, ambisca a pubblicare con una casa editrice di un certo spessore, che non implica necessariamente una Super casa editrice in termini di vendite, ha il DOVERE MORALE di ricorrere ad un editor. Capisco che non ci piaccia essere criticati, capisco che talvolta l’unico chiodo fisso dello scrittore sia quello di pubblicare e per farlo sarebbe disposto anche a fondare una casa editrice da sé! Tuttavia è un po’ come con le medicine: posso avere un sapore amaro, ma servono a stare meglio. E poi bisogna pensare al povero lettore. Il povero, poverissimo lettore, che in certi casi è pure povero economicamente, e per comprare il nostro libro ha rinunciato alla pizza del sabato sera. Che comunque quantomeno avrà consumato il suo tempo, un certo lasso della sua vita, per leggere il nostro libro. E noi cosa gli diamo in cambio? Errori di battitura (e non parlo di un refuso o due!), errori grammaticali, sintassi da apocalissi, consecutio temporum che Seneca spostati… Cosa farà a questo punto il povero lettore? Esaminiamo le possibilità.
1) Si struggerà per aver sprecato il suo tempo in una lettura stomachevole, in cui magari i contenuti ci sono anche, ma la forma distrugge ogni piacere.
2) Cercherà l’autore, magari su Facebook, e gli farà stalking finché non gli ridarà indietro il suo prezioso tempo, che tempo per leggere non ce n’è mai abbastanza.
Se non volete farlo per lui, piccino, fatelo almeno per voi, miei cari autori. Siate professionali. Cercate di fornire un prodotto di qualità e mostrate in tal modo rispetto per chi vi dà attenzione.
L’editing può essere ben fatto senza necessariamente costringervi a sborsare una follia. Esistono poi le schede di valutazione delle opere, che possono darvi i correttivi di cui avete bisogno. In fondo nessuno è “nato imparato” e tutti possiamo migliorare. Senza eccezioni.