Intervista a Alessandro Gazoia
Autore di Tredici lune, Nottetempo 2021
di Graziano Gala
Mento e non mi accorgo di farlo: l’autoinganno, il rendersi mansueti o il disinnescarsi parte dalla prima pagina. Com’è stato confrontarsi col personaggio e quanto c’è dell’autore nel romanzo?
Cito subito una frase da La macchia umana che ho finito da poco di rileggere: “Scrivere personalmente significa esporre e occultare al tempo stesso”. Senza scomodare Roth posso poi dire che, come capita persino agli autori di romanzi storici ambientati al tempo dei faraoni o di romanzi fantasy con draghi sputafuoco, ho utilizzato, adattandole, molte cose che conosco personalmente. Fatti ma anche ricordi ed emozioni. Ad esempio, le parti sull’editoria sono basate su esperienze personali, che però ho modificato profondamente, e non solo per eliminare ogni possibilità di riconoscimento (Tredici lune non è un romanzo pettegolo).
Sul mansueto e il disinnescare non so rispondere. O meglio, secondo me il narratore finge di essere mansueto e disinnescarsi.
Elsa sembra una specie di Laura petrarchesca: sfuma, ma tiene in piedi il giocattolo. Com’è stato approcciarsi a lei?
Il narratore ha la consapevolezza che c’è una “versione di Elsa”, non la conosce del tutto, e per pudore, rispetto, paura non fa troppe supposizioni su di lei. Non vuole neanche poetare su Elsa, angelicarla. Perché sa che Elsa, se vuole, è perfettamente in grado di angelicarsi da sola. Il narratore è davvero convinto che Elsa sia più dotata e intelligente di lui (tra l’altro, anche io, autore, ho questa convinzione). Ma è assolutamente vero che lei è il “motore della storia” ovvero “quello che tiene in piedi il giocattolo”.
Ho pensato molto mentre leggevo il testo a Perec, Un uomo che dorme e Le cose, per la paralisi (individuale e collettiva) e per lo sforzo che ciascuno esercitava per avere la propria cuccia prima che crollasse l’intero canile. Ti ci ritrovi?
Proprio perché il mio libro inizia con “Mento e non mi accorgo di farlo”, ho deciso di non essere troppo disonesto nelle interviste. Dunque prendo il coraggio a due mani e confesso che, pur amando molto La vita, istruzioni per l’uso, non sono un grande conoscitore di Perec, e insomma non ho letto quei due libri. Posso solo dire che ho cercato di raccontare uno scacco.
Si dice sempre che il padre sia troppo trattato in letteratura, ma qui c’è una pagina stupenda che associa a quella parola un’altra: la vergogna…
Ma credo che ci siano tante pagine anche sul padre e la vergogna, no? Mi verrebbe da scrivere che raccontare il padre senza vergogna (di sé o di lui) sia difficile. E pure la madre in Tredici lune ha un suo brano sulla vergogna. A dirla tutta, nel romanzo la vergogna è un sentimento sempre presente, anzi incombente, e forse infine superato.
Il Gazoia che ha messo le mani su Tredici lune assomiglia/è lo stesso che le ha appoggiate su Giusto terrore?
La differenza principale è forse questa: in Tredici lune il personaggio che dice io racconta soprattutto la sua storia (lasciamo ora stare le “microdemie”, i piccoli racconti contenuti nel testo), mentre in Giusto terrore racconta storie di altri e lo fa spesso alla seconda, ad es. rielabora una scena famosa di un film di Gillo Pontecorvo. In Tredici lune il titolo viene proprio da un film, di Fassbinder, ma quel film ha una funzione importante proprio nella storia del narratore, e non è quasi raccontato.
Nel testo si racconta di un categoria, quella degli intellettuali, già poco considerata di suo, ora perfino scavalcata da medici, immunologi et similia. Pensi che questo non possa essere più/mai paese da coscienza critica?
Non sono così pessimista. Ritengo che di coscienza critica ce ne sia ancora, anche tra medici, immunologi, ingegneri, ecc. Nel romanzo il narratore s’interroga sull’autorappresentazione dell’intellettuale, soprattutto umanista. Ed è vero che in quest’ultimo anno alcune tendenze di lungo periodo si sono fatte più chiare.
Come ti rapporti al testo, a mesi di distanza dalla sua scrittura?
Non mi rapporto, nel senso che non riesco proprio a rileggermi. Ma devo dire che non mi pento e non mi vergogno di aver scritto Tredici lune, e questo è già moltissimo per me.
Credi che Eurospin debba dirti grazie per l’incremento di vendite dello yogurt Pathos da qui in poi?
Hanno fatto di più. Ma c’è una clausola di riservatezza nel contratto di sponsorizzazione, non posso spiegarti nel dettaglio, mi spiace. Però, ecco, non stupirti se vicino alla cassa troverai…
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