Adorazione di Alice Urciolo: la provincia sulle gambe

Recensione di Graziano Gala

Adorazion-alice-urciolo-copertinaA volte può essere un pullman la discriminante, la linea che stabilisce chi è dentro e chi, per arrivare all’interno del giocattolo, deve prendere una strada più lunga e più faticosa, quella che attesta la provenienza e la condizione di straniero. Lo sanno bene i protagonisti di questo romanzo, chiamati a crescere in differita al meglio delle loro possibilità giacché le cose, all’esterno, arrivano sempre dopo, con fatica, nonostante una supposta parità digitale a bilanciare lo stato degli eventi.

Diana cammina, si avvia, copre le gambe che però sono belle, dice la mamma, non fosse per quella voglia che le macchia, segna e misura in termini temporali perché prima dei diciotto, dice il dottore, non si può, non si deve, e anche quando si potrà, poi, meglio fuori, meglio altrove. Il paese si accorcia sotto quei passi e cerca di tenere il corso della vita dimenticando, oltrepassando e rinnegando una scomparsa che sporca due mani e troppe coscienze intente a capire cosa si dovesse fare, come si potesse evitare, in che modo scordare tutto.

La morte in provincia pesa diversamente: resta, si attacca ai vestiti, vuole essere ricordata sempre. Ancora di più se chi muore è giovane, tremendamente se è un amico. È in questa terra sbilanciata dell’Agro Pontino che bisogna crescere, superare gli anni caldi e freddi dell’adolescenza, inventarsi donne e uomini con davanti ombre padrematerne non sempre adeguate: la Urciolo disegna benissimo una condizione umana ed esistenziale di un contesto piccolo ma nodale – è con la provincia, con il buco nero che tutto inghiotte e modella che ci si deve confrontare – restituendo di questa realtà uno spaccato sincero e mai caricaturale, rispettando i tempi di personaggi svuotati da dimensioni superomistiche ed eroiche, figure normali, reali e sincere chiamate a guadagnarsi quotidianamente la fine della giornata.

All’interno di questo microcosmo, di questa sezione del mondo illuminata dalla narrazione ci si può affezionare a Giorgio, Vera e Vanessa, si può condividere con loro una fermata d’autobus, ci si può rendere conto di come certi fatti restino incastrati nella mitologia di un paesino incastrando a loro volta ogni suo componente, sempre diviso tra quella spinta alla fuga e quella fagocitazione interna che crea migranti o sconfitti. Urciolo brilla per penna e onestà lasciandoci in mano un bel romanzo e un quesito ancora migliore.

Adorazione, di Alice Urciolo (66thA2nd, 2020)

352 pag., prezzo di copertina 18 euro.

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