di Fabia Brustia
Anno nuovo, vita nuova e nuovi disagi in ufficio. Come l’anno scorso ho continuato a raccogliere testimonianze di avventure successe in redazione per darvi un sentore della follia che si può celare dietro a ogni libro che tenete in mano e carezzate amorevolmente.
A tal fine, condivido con voi ciò che è successo a Ughetta (trovare nom de plume sempre più fantasiosi sarà il mio buon proposito da mantenere per quest’anno), un’amica che all’epoca della storia che vi sto per raccontare stava facendo uno stage in una casa editrice specializzata principalmente in opere di filosofia, antropologia e culture orientali. Durante questi mesi passati in redazione, Ughetta spartiva la scrivania con una delle responsabili del commerciale e adempiva il proprio dovere cullata dal ticchettio dei tasti della sua vicina di banco.
Un giorno in casa editrice fa la sua comparsa quella che a quanto pare era una collaboratrice esterna, ma così esterna che quasi neanche il direttore la conosceva. Dopo varie ore passate a parlare dei fatti suoi con ogni anima esistente nel raggio di 10 metri, la cosiddetta collaboratrice inizia a gravitare davanti alla vicina di scrivania di Ughetta con un’aria di studiata nonchalance.
La responsabile del commerciale, molto indaffarata e palesemente non interessata a un qualsiasi tipo di conversazione, ignora la presenza di fronte a lei fino a che, schiarendosi un poco la gola, la collaboratrice pone la domanda covata amorevolmente fino ad allora.
«Dato che hai sottomano gli ordini e il programma con tutte le copie vendute, avrei bisogno di un favore. Nel 2012 ho pubblicato un libro con voi e mi piacerebbe sapere quante copie ho venduto quell’anno. Visto che vorrei pubblicarne un altro, ma ho bisogno di essere stimolata, sento che sapere il totale dei venduti mi gaserebbe molto!»
La commerciale alza la testa, chiaramente seccata per la fonte di disturbo. La riabbassa con evidente gelo e con una serie di click apre la cartella in questione.
Trovata l’informazione, e con un tono meravigliosamente neutro, fa: «Nel 2012 hai venduto sei copie. Uhm… sì. Non mi pare di vedere nient’altro».
Gelo. Silenzio imbarazzato. Tensione. Ughetta vorrebbe seppellirsi sotto il plico di fogli da tradurre parcheggiato davanti a sé, tanta è la pena che prova per Miss Collaboratrice Esterna.
Nonostante tutto, l’autrice in questione incassa abbastanza bene e, stiracchiando un sorriso con una nonchalance che molto probabilmente nascondeva un forte desiderio di sparire come la pasta al forno della nonna al pranzo della domenica, dice: «Bene, forse non lo scrivo un altro libro». E se ne va, lasciando in redazione le sue aspirazioni di gloria e, probabilmente, la sua autostima. Ughetta la sogna ancora ogni tanto e si sveglia sudata, con le lacrime agli occhi: è impossibile non identificarsi, mutatis mutandis, con la povera Miss Collaboratrice Esterna dalle grandi ambizioni e con il suo duro scontro con la realtà.
Con questa perla del #disagioinredazione, auguro un buon inizio 2020 a tutti!