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ADMIRA E BOSKO – Sarajevo 1993

di Miriam Tahiri e Andrea Roccioletti

Avevo 11 anni, ora mi chiedo se 11 anni siano un’età utile a capire certe cose, o meglio, se lo siano più. Guardo mia figlia che pensa al calcio, la sua passione, agli amici, alle serie TV con ragazzine che fanno le agenti segrete, a Sanpchat – della cui bontà tenta invano di convincermi – e ai libri di Harry Potter. Questo è il suo orizzonte. Ma non avrebbero tutti diritto a quest’orizzonte? Poi torno indietro a quel 1993, a quando i miei genitori minimizzavano le immagini alla TV. Immagini di guerra, una guerra troppo vicina per poter essere ignorata. 

“Admira e Bosko”, racconto a due mani di Miriam Tahiri, classe 1995 e Andrea Roccioletti, già scrittore e artista, prende le mosse da una storia vera, una storia d’amore tra due ragazzi nella Sarajevo agonizzante durante la guerra di Bosnia ed Erzegovina. Admira Ismic appartiene a una famiglia musulmana mentre Bosko Brkic è un cristiano ortodosso. Si incontrano al ginnasio, nel 1984, ed è subito amore. Potrebbero dividerli le differenze e invece no. Né lo fanno le famiglie.

Anche mamma ha pregato per Bosko. Sa benissimo che è cristiano ortodosso, ma per la prima volta ho avuto una conferma indiretta di qualcosa che ho sempre creduto, e cioè che le madri siano le mandatarie dell’amore universale di Dio sulla terra. […] Ciò che sicuramente accomuna l’amare al pregare, è che in entrambi i casi ci si dimentica facilmente delle stupide etichette, delle fazioni, delle appartenenze, di tutti gli orpelli pretenziosi che ci vogliono differenziare, che ci vengono attaccati sulla fronte da qualcun altro.  

La storia, in realtà parte ben prima, da una serie di avvenimenti, degli accidenti nella storia che portano in sé il germe di ciò che avverrà. 

Accidenti e casualità, dunque. Fatti minuscoli che condizionano il futuro, che diventa un azzardo, un gioco di dadi. Viene da domandarsi se tutta la nostra esistenza non sia basata davvero sul caso o se ci sia qualcuno che ne tiri le fila sul lungo termine. Un abile, abilissimo narratore cosmico che semina nel tempo indizi che si riveleranno indispensabili a un certo punto della trama, anzi la trama delle trame. 

[…]ogni decisione si prende su dati scarsi, perché non c’è modo di comprendere tutta l’entropia delle variabili che restano a noi ignote, e che c’è un momento in cui il giocatore decide, smette di agitare il bicchiere e lancia i dadi sul tavolo.

L’orrore, quello vero, sembra incomunicabile se non con dovizia scientifica, come se non fosse possibile concepire attraverso i sentimenti, l’illimitatezza della malvagità umana. 

“Admira e Bosko” è una storia che doveva essere ripresa e raccontata, una storia che Miriam Tahiri e Andrea Roccioletti hanno ricostruito non solo nei dettagli storico-biografici ma, e soprattutto, nella profondità delle sensazioni e delle paure. È così che possiamo rivivere sogni, ambizioni, speranze di due giovani qualunque, che casualmente, e qui continua il caso, sono diventati un simbolo dell’amore che trascende ogni altra cosa, dove con amore non intendo quello che fa rima con sole e cuore nelle hit estive, ma il sentimento di comunione profonda tra due esseri viventi uniti da un rispetto incondizionato.

Tahiri e Roccioletti si dimostrano un’accoppiata letteraria vincente, la narrazione scorre veloce, ma le parole lasciano un segno, come un pugno nello stomaco. Un commovente affresco di una storia non solo d’amore, ma di convivenza e di inclusione, sullo sfondo di una pagina tragica, e fin troppo recente, della nostra storia. Un libro che nella sua brevità, riesce a condensare magnificamente il discorso attraverso un uso chirurgico della lingua, senza se e senza ma.

 

“Admira e Bosko – Sarajevo 1993”,

di Miriam Tahiri e Andrea Roccioletti,

Autori Riuniti, 55 pag., prezzo di copertina: 6 euro

 

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